In Italia sarà il Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana Studio Glaucoma (AISG) a fare da apripista alla settimana mondiale di sensibilizzazione. Miglior (AISG): «Tre giorni di confronto tra esperti di tutto il mondo sulle nuove tecniche chirurgiche, le ultime frontiere della terapia medica e la qualità di vita dei nostri pazienti»
Un paziente su due ne soffre ma non lo sa. Il glaucoma è una malattia dall’esordio silenzioso e per questo, spesso, diagnosticata ad uno stadio avanzato. Nei Paesi industrializzati è la seconda causa di cecità e in Italia ne soffre circa un milione e 200 mila persone. Ogni anno, in tutto il mondo, per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione si celebra la World Glaucoma Week. Quest’anno l’appuntamento è fissato dal 6 al12 marzo: una settimana di confronto e dibattito tra specialisti e pazienti, ma anche di screening gratuiti nelle piazze.
In Italia sarà il Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana Studio Glaucoma (AISG) a fare da apripista alla sette giorni mondiale. Il Congresso, giunto alla sua quinta edizione, si terrà dal 3 al 5 marzo presso l’Auditorium della Conciliazione.
I maggiori esperti nazionali e internazionali si riuniranno per confrontarsi sulle ultime novità della ricerca sul Glaucoma. Tanti gli argomenti all’ordine del giorno: dalle conseguenze che ha avuto la pandemia sui pazienti che non si sono sottoposti a visite di controllo a causa lockdown, alle nuove tecniche chirurgiche, fino allo stato dell’arte sulla terapia medica ed al miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
«Il glaucoma – spiega Stefano Miglior, direttore della clinica oculistica Policlinico di Monza, Università Milano Bicocca e presidente dell’Associazione italiana Studio Glaucoma – è una patologia degenerativa che, se non monitorata e controllata con la terapia farmacologica o chirurgica, conduce alla cecità irreversibile. Generalmente coinvolge entrambi gli occhi determinando danni permanenti al nervo ottico».
«Nel mondo occidentale il glaucoma colpisce circa il 2% della popolazione di età superiore ai 40 anni. Tale percentuale risulta più elevata tra gli over 60. Tuttavia – aggiunge Miglior – questa malattia può interessare anche i più giovani soprattutto se affetti da miopia, uno dei principali fattori di rischio che può condurre allo sviluppo della malattia». Ma l’essere affetti da miopia può essere un vantaggio per la diagnosi precoce: «I pazienti che non hanno mai avuto problemi visivi durante la propria vita, nella maggior parte dei casi, scoprono di essere affetti da glaucoma solo dopo che la malattia ha già manifestati i suoi primi sintomi e, quindi, già prodotto anche i primi danni. I soggetti miopi, invece, essendo abituati a sottoporsi a screening con una certa regolarità – spiega il presidente dell’AISG – scoprono il glaucoma, solitamente, al suo esordio».
Il glaucoma è di facile diagnosi: può essere individuato durante una consueta visita oculistica attraverso un esame del fondo oculare: «Una papilla ottica alterata, in modo franco o lieve, porrà il sospetto della presenza della patologia. Il paziente verrà così guidato all’esecuzione di una serie di esame che potranno confermare o smentire la presenza della malattia e, laddove diagnosticata, permetteranno anche di rilevarne lo stadio di avanzamento», commenta l’oculista.
Anche la misurazione della pressione dell’occhio, altro esame eseguito di consueto durante una visita oculistica, è in grado di porre il sospetto della presenza di un glaucoma. «In passato “pressione dell’occhio alta uguale glaucoma” era un’equazione ritenuta certa. Tuttavia, con gli anni, è stato appurato che il contrario non è altrettanto certo: una pressione regolare non può escludere la presenza della patologia. In alcuni pazienti con glaucoma, infatti – aggiunge Miglior – la pressione rimane in un range di normalità».
Anche le diagnosi, i trattamenti e i follow-up del glaucoma hanno subito una battuta d’arresto a causa dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19, accumulando lunghe liste di attesa, al pari di molte altre patologie. «Il Congresso sarà un’importante occasione di confronto anche per valutare le conseguenze della pandemia e proporre possibili piani di intervento futuri. Quanti siano esattamente i pazienti in attesa di diagnosi o in lista per eseguire un trattamento non è stato ancora precisamente stimato. Più certi, invece, i dati sugli interventi chirurgici diminuiti di circa il 30%, seppur con una diversa flessione tra il pubblico e privato – commenta Miglior -. L’oftalmologia, considerata spesso l’ultima ruota del carro all’interno delle strutture ospedaliere, ha senza dubbio subito ritardi maggiori rispetto ad altre specialità mediche. Rallentamenti che andranno necessariamente recuperati nel minor tempo possibile: un glaucoma non diagnostico e, quindi, non trattato – conclude l’oculista – può condurre a danni irreversibili».
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