La guida distratta causa il 44% dei sinistri stradali: l’ipoacusia, insieme all’ipovisione, è tra le cause più influenti che interferiscono sui livelli di attenzione al volante. Zappone (AIOLP): «La normativa vigente per il rilascio o il rinnovo delle patenti A e B prevede l’“acumetria”, un esame obsoleto, ad elevato rischio di inattendibilità»
Chi prende o rinnova la patente non ha alcun obbligo di sottoporsi ad un test audiometrico strumentale per verificare la presenza di un’eventuale ipoacusia. «Eppure, circa il 30% degli incidenti stradali che avvengono fuori dai centri urbani potrebbero evitati semplicemente ascoltando, con la dovuta attenzione e tempestività, i segnali di allarme esterni ed interni all’abitacolo», assicura Carmelo Zappone, otorinolaringoitra, otochirurgo, audiologo e past presidente dell’AIOLP, l’ Associazione Italiana Otorinolaringoiatri Libero Professionisti.
«La normativa vigente – spiega Zappone – prevede che per il rilascio o il rinnovo delle patenti A e B si percepisca, da ciascun orecchio, la voce di conversazione con fonemi combinati a non meno di due metri di distanza. Si tratta della cosiddetta “acumetria”, un esame obsoleto, ad elevato rischio di inattendibilità. Per questo, sarebbe opportuno aggiornare la norma, prevedendo l’inserimento di esami strumentali più moderni e affidabili. Questo non significa che i disturbi uditivi debbano rappresentare un limite per il rilascio ed il rinnovo della patente. Al contrario, una corretta diagnosi, e se necessario l’utilizzo degli apparecchi acustici, consentirebbero una guida sicura, soprattutto per i soggetti over 60», aggiunge l’otorinolaringoitra.
La guida distratta, stando alle ultime rilevazioni dell’Istat, causa il 44% dei sinistri stradali. E numerosi studi rivelano che l’udito, insieme alla vista, sia uno dei sensi più influenti sui livelli di attenzione alla guida. Si tratta, dunque, di una situazione di pericolo che, come se non bastasse, è pure destinata a crescere. Secondo l’OMS, infatti, oltre un miliardo e mezzo di persone convivono con una qualche forma di disabilità uditiva, 430 milioni con un’ipoacusia invalidante. È stimato che entro il 2050 questa cifra possa superare i 2 miliardi e mezzo, con 700 milioni di persone affette da una forma grave disabilità uditiva. In Italia è colpita da ipoacusia circa il 12,1% della popolazione (dati Censis), pari a circa 7 milioni di italiani. Ipotizzando per il nostro Paese un andamento simile a quello previsto per l’Europa, nel 2050 gli ipoacusici potrebbero toccare quota 10 o 11 milioni.
Udito Italia, in occasione del World Hearing Day, il più grande evento di sensibilizzazione sul tema della salute uditiva, ha aperto un dibattito sulla correlazione tra ipoacusia e incidenti stradali, suggerendo uno screening uditivo attraverso test maggiormente attendibili, come l’esame audiometrico strumentale, al momento del rilascio o del rinnovo della patente. “Ear and hearing care for all! Let’s make it a reality – Un udito sano per tutti! Facciamo in modo che diventi realtà” è lo slogan dell’edizione 2023 che come ogni anno, si celebra il 3 marzo.
«L’ipoacusia mette a rischio la vita e ne peggiora notevolmente la qualità – spiega il dottore Carmelo Zappone -. Negli anziani provoca anche frustrazione e isolamento sociale. Nei bambini ritarda lo sviluppo del linguaggio». Negli ultimi anni l’allarme maggiore riguarda una crescente esposizione al rumore negli ambienti ricreativi. Tanto che l’OMS prevede che oltre un miliardo di giovani nel mondo possano rischiare una perdita dell’udito. «Tuttavia – continua lo specialista – la tendenza potrebbe essere invertita attraverso diagnosi precoce, programmi educativi e tecnologie assistive».
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che il 50% dei casi di ipoacusia potrebbe essere prevenuto attraverso misure di sanità pubblica. E va proprio in questa direzione il “Traning Manual, primary ear & hearing care”, presentato al mondo dagli esperti di Ginevra in occasione del World Hearing Day, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione degli operatori sanitari di primo livello, a partire da medici di base, sui bisogni delle persone con disabilità uditiva e sull’importanza della diagnosi precoce.
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