Nel giro di dieci anni le persone obese nel mondo potrebbero sfiorare i due miliardi: la previsione per il 2035 è, per la precisione, di 1,9 miliardi di individui. Una cifra più che doppia rispetto alle stime attuali che contano 800 milioni di pazienti obesi. Tuttavia, l’obesità non è considerata un’emergenza sanitaria globale solo in virtù dei numeri in crescita esponenziale, ma anche e soprattutto per le patologie correlate. “Ad oggi sono oltre 200 le complicanze collegate all’obesità, cancro compreso – spiega il Prof. Paolo Sbraccia, Presidente IBDO Foundation – . L’obesità è caratterizzata da un aumento e da una disfunzione della massa grassa, non dipendente da scelte alimentari errate e reversibili, ma da una disregolazione dei meccanismi che regolano il bilancio energetico (il bilancio energetico è la differenza tra la quantità totale di energia disponibile all’interno di un sistema – in entrata – e l’energia effettivamente consumata in ogni fase – in uscita-, ndr). Il tessuto adiposo così costituitosi non è più in grado di accogliere il ‘plus calorico’ da cui origina una lipo-tossicità: il grasso accumulato va nel fegato, nel pancreas, nel cuore – ed in altri organi – scatenando una serie di alterazioni metaboliche e cardiometaboliche”.
L’obesità, grave problema per la salute globale con un impatto economico stimato sui sistemi sanitari di tutto il mondo di 4,32 trilioni, non risparmia nemmeno i più piccoli: circa il 19 per cento dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8 per cento è obeso. Questi dati evidenziano una tendenza all’aumento dell’obesità in tutte le fasce d’età, con un impatto più marcato nelle regioni meridionali e nelle aree economicamente più svantaggiate: dal 2020 al 2035 è previsto un incremento del 100 per cento dei casi di obesità in età pediatrica. Una prospettiva allarmante portata oggi all’attenzione delle Istituzioni, del mondo scientifico e delle Associazioni, in occasione del World Obesity Day, che ricorre ogni anno il 4 marzo. L’edizione 2025 della Giornata Mondiale è promossa in Italia dalle società, network, fondazioni e associazioni aderenti e partner della World Obesity Federation quali la Società Italiana dell’Obesità, la Società Italiana di Diabetologia, l’Italian Obesity Network, IBDO Foundation, OPEN Italy, l’Associazione Amici Obesi, in collaborazione con EASO e ECPO, ed è stata presentata oggi in un Convengo al Ministero della Salute.
Nel corso dell’evento è stata posta all’attenzione delle Istituzioni una lettera aperta, affinché il tema sia posto al centro dell’agenda politica. Ecco le principali richieste avanzate:
Mentre l’ “emergenza obesità” avanza a livello globale, l’Italia non resta a guardare: sarà infatti il primo Paese al mondo ad approvare una legge ad hoc per contrastare questa patologia dilagante. Negli ultimi anni il Parlamento italiano ha esaminato diverse proposte di legge mirate alla prevenzione e alla cura dell’obesità, tra cui la Proposta di Legge n. 741 (Camera dei Deputati) a firma dell’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, che riconosce l’obesità come malattia cronica e la include nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). “Riconoscere l’obesità come una vera e propria malattia e affrontarla come una priorità nazionale, a tutti i livelli istituzionali, è il principale contenuto della proposta di legge, a mia prima firma, che è stata approvata in Commissione XII alla Camera dei Deputati, grazie al supporto dei Colleghi e del Presidente Cappellacci. Si auspica che la legge possa essere approvata nel prossimo mese di aprile. L’obesità è un problema non più rinviabile”, aggiunge l’onorevole Pella, tanto che la proposta di legge non è l’unico impegno dell’attuale Governo. “Unitamente a questo provvedimento, nell’ultima legge di Bilancio, in accordo con i Ministri Schillaci e Giorgetti, abbiamo creato e finanziato per tre anni un Fondo per il contrasto a questa malattia – spiega il Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili – . Sicuramente non si tratta di uno stanziamento sufficiente, che da solo può rispondere a tutte le esigenze dei pazienti e del SSN in tema di obesità, ma è sicuramente un primo ed importante passo”, sottolinea.
“Cambiare i sistemi, vite più sane – Changing systems, healthier lives” è il tema a cui è dedicata quest’anno la Giornata Mondiale. La World Obesity Day, istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, ricorre in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni, associazioni e individui, con l’obiettivo ambizioso di invertire la crisi globale dell’obesità. L’edizione di quest’anno si focalizza sull’importanza di porre l’accento sui sistemi, e non sulle persone, che devono cambiare. Secondo l’Italian Barometer Obesity Report 2024, pubblicato da IBDO Foundation e basato sui dati ISTAT e ISS, l’11,8 per cento della popolazione adulta italiana soffre di obesità, in aumento rispetto all’11,4 per cento del 2022. Il 36,1 per cento degli adulti è in sovrappeso, con un incremento progressivo negli ultimi dieci anni.
“Il riconoscimento dell’obesità come una malattia cronica è un aspetto fondamentale nel contrasto a questa emergenza, che richiede il pieno supporto da parte della società e della politica – commenta il Prof. Andrea Lenzi, Presidente del CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente OPEN Italy -. Fortunatamente nel giro di due anni sono stati compiuti passi da gigante che pongono l’Italia in una posizione di rilievo a livello globale per il suo impegno istituzionale al contrasto della patologia, sia in termini di prevenzione che di cura. Oggi possiamo finalmente utilizzare dei farmaci e non solo bisturi, ma continuare ad investire nella ricerca è fondamentale per trovare strumenti terapeutici sempre più efficaci e meno invasivi”.
“L’obesità è una malattia eterogenea e multifattoriale influenzata da fattori genetici, ambientali e psicologici – spiega il Prof. Luca Busetto, Vice-President for the Southern Region of European Association for the Study of Obesity (EASO) -. Occorre considerarla come una malattia cronica e pensare alla prevenzione e al trattamento dell’obesità al pari delle altre malattie croniche non trasmissibili. È quindi necessario che tutte le figure coinvolte condividano la visione dell’obesità come malattia cronica e parlino un linguaggio condiviso. Per questo, l’EASO ha proposto una tassonomia dell’obesità in grado di fornire un linguaggio comune su questa malattia e utilizzabile nei molteplici contesti di interesse. Con questo progetto, speriamo di incoraggiare i cittadini Italiani all’utilizzo di un linguaggio riguardante l’obesità che, da qui in poi, sarà corretto, rispettoso, e scientificamente accurato, per promuovere la salute e il benessere non solo di chi è affetto da questa malattia, ma di tutti”.
“In termini di impatto clinico e di spesa medica per il trattamento anche delle malattie che ne derivano, l’obesità rappresenta una sfida che, se non adeguatamente affrontata, condizionerà le generazioni future con importanti conseguenze negative sul sistema sanitario e sulla nostra società tutta – aggiunge il Prof. Rocco Barazzoni, Presidente della Società Italiana dell’Obesità -. Prevenire l’aumento di peso e il riacquisto di peso sono impegni essenziali per centrare gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e per far sì che sia efficace il trattamento dell’obesità. È tempo che la politica ponga questi obiettivi pienamente al centro della sua agenda”. Anche il Prof. Paolo Sbraccia, Presidente IBDO Foundation, è convinto che sia “giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano e siano disponibili per l’intera popolazione, al fine di aumentare il supporto e diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio. Fino a qualche tempo fa – aggiunge il Prof. Sbreccia – l’unico trattamento efficace contro l’obesità era la chirurgia bariatrica, ora invece siamo nel pieno di una rivoluzione farmacologica grazie all’avvento di nuove molecole molto efficaci per la perdita di peso. Sono sicure e verosimilmente benefiche anche aldilà della perdita di peso, ovvero hanno un’azione diretta anche sulla riduzione della placca aterosclerotica responsabile dell’infarto del miocardio e dell’ictus”.
“L’obesità rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2 e di numerose altre patologie metaboliche. – dichiara la Prof.ssa Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – SID e Presidente FeSDI – Come Società Italiana di Diabetologia riteniamo fondamentale l’approccio integrato alla prevenzione e alla cura dell’obesità, riconoscendola come malattia cronica a tutti gli effetti. È necessario che le istituzioni investano in percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali specifici, inserendo l’obesità nei LEA e garantendo l’accesso alle cure per tutte le persone obese allo scopo di limitare l’insorgenza del diabete e delle sue complicanze e comorbilità. Il legame tra obesità e diabete è strettissimo, ed è per questo che la SID e la FeSDI sostengono con convinzione questa iniziativa e l’adozione di strumenti legislativi adeguati per affrontare questa emergenza sanitaria che impatta fortemente sulla qualità di vita delle persone e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari”.
“È ora che l’obesità venga considerata una priorità sociosanitaria da tutti gli attori coinvolti, per il presente e il futuro del nostro sistema – conclude Iris Zani, Presidente Amici Obesi -. Il pieno riconoscimento dell’obesità come malattia rappresenta un obiettivo prioritario per il contrasto a questa emergenza che impatta fortemente sulla società e sulle persone. Occorre portare avanti un lavoro comune con un’alleanza tra scienza, istituzioni, pazienti, promuovendo la prevenzione e la lotta allo stigma, ma soprattutto sollecitando affinché la malattia venga inclusa nei LEA per far sì che migliaia di persone in grosse difficoltà possano ricevere un adeguato percorso di cura”.
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