Più di 400 esperti provenienti da 45 Paesi per confrontarsi su innovazione e tecnologia nella presa in carico dei neonati prematuri
In Italia ogni anno circa 32mila bambini nascono prima del termine. Di questi, 5mila pesano meno di 1500 grammi. Un esercito di piccoli, delicatissimi e tenaci guerrieri e dietro di loro altrettante storie. Di speranza, di attese, di vittorie, di progressi quotidiani infinitesimali che sono in realtà passi da gigante. E se fino a qualche decennio fa molti di loro non avrebbero avuto chance, oggi il progresso tecnologico e le conoscenze scientifiche hanno reso possibile alzare l’asticella e porre la sfida su un altro piano: non più quello della semplice sopravvivenza, ma di una sempre più alta qualità della vita. Fondamentale, in questo senso, la condivisione di best practice a livello internazionale nel trattamento dei neonati prematuri, per innalzare e allineare i protocolli su qualità delle cure, prevenzione dalle infezioni, formazione del personale sanitario, follow up.
Con questi intenti il prof. Francesco Raimondi, responsabile UOSD di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, ha riunito nel capoluogo campano un parterre di 400 esperti provenienti da 45 Paesi per discutere dei moderni progressi della Neonatologia, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità. Il convegno, inaugurato dal prof. Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia, e dal prof. Joseph Neu, presidente della Fondazione IPOKRaTES che da oltre 30 anni cura l’aggiornamento scientifico dei Neonatologi di tutto il mondo, ha acceso i riflettori anche sulle nuove tecniche di ventilazione, neuroprotezione e nutrizione che permettono anche a bambini di pochi etti di non avere effetti a lungo termine derivanti dalla prematurità.
«I nati prematuri rappresentano il 10% della popolazione internazionale – spiega il prof. Raimondi –. Negli ultimi anni l’approccio clinico alla prematurità è sensibilmente migliorato e di conseguenza la sopravvivenza di questi neonati, grazie alla maggiore attenzione nel preservarli dalle infezioni. Ricordiamo che la probabilità di sopravvivenza e di salute dei neonati prematuri è strettamente legata alla formazione adeguata del personale sanitario che li ha in carico. La Federico II – continua Raimondi – rappresenta il più grande centro nascita della Regione, la sua TIN è quella con maggiore capacità ricettiva sul territorio, assistendo moltissimi neonati provenienti anche da centri nascita meno strutturati o, viceversa, indirizzandoli a centri di secondo livello. Cerchiamo di mettere in campo con una certa tempestività tutte le novità tecnologiche di cui possiamo avvalerci: negli ultimi vent’anni abbiamo avuto la possibilità di somministrare per via inalatoria ossido nitrico, che ha migliorato molto la prognosi dei bambini con ipertensione polmonare. Più recentemente invece – conclude il professore – l’ipotermia terapeutica ha rivoluzionato la prognosi dei neonati con asfissia alla nascita, un fenomeno che può interessare non solo bambini prematuri ma anche i nati a termine».
La mortalità nelle prime quattro settimane di vita equivale a più del 70% della mortalità nel primo anno di vita, e il meeting ha promosso il trend positivo di sopravvivenza di questi piccoli.
«Non abbiamo la bacchetta magica – afferma il prof. Mosca – ma i risultati che stiamo raggiungendo sono estremamente soddisfacenti. I dati di sopravvivenza in Italia e negli altri Paesi che hanno raggiunto un adeguato livello di sviluppo sono in netto miglioramento. Ora la sfida è diversa – dichiara il presidente della SIN – e non si punta più alla semplice sopravvivenza del neonato prematuro ma a un’elevata qualità della vita di questi bambini. È soprattutto su questo punto che il confronto è aperto. L’Italia – conclude Mosca – offre delle cure di standard elevatissimi, sia alla madre che al neonato, abbiamo dei network di confronto con gli altri Paesi e i risultati sono molto buoni».