Ottocentoquarantatré milioni di persone soffriranno di mal di schiena entro il 2050. Una cifra talmente elevata da aver indotto gli specialisti del settore a considerare questa patologia come una vera e propria ‘pandemia silenziosa’
Il 16 ottobre è la Giornata mondiale della colonna vertebrale, il World Spine Day, un appuntamento che sottolinea l’importanza della prevenzione e della cura della schiena. Secondo gli ultimi dati pubblicati lo scorso maggio sulla rivista scientifica The Lancet, infatti, le persone che soffrono di lombalgia cronica sono aumentate del 60% negli ultimi 25 anni, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e degli stili di vita a volte scorretti, rendendo questa patologia una vera e propria ‘pandemia silenziosa’: entro il 2050, questa condizione riguarderà 843 milioni di persone nel mondo (*Burden of disease scenarios for 204 countries and territories 2022-2050, May 2024).
Il dottor Carlo Alberto Benech, primo neurochirurgo vertebrale ad aver portato nel 2018 in Europa la tecnologia robotica per gli interventi di chirurgia vertebrale, fa il punto della situazione in occasione del World Spine Day: “Mi capita spesso di visitare persone che si sono trascurate e hanno sopportato per mesi, a volte per anni, un dolore invalidante alla schiena – spiega il dottor Benech -. Questo comporta un peggioramento del loro quadro clinico. Invece, è bene superare ogni timore e iniziare il giusto percorso di cura dal neurochirurgo, effettuando una visita specialistica e poi avviando il percorso di terapia più idoneo. Nel caso in cui le terapie conservative non facciano effetto, può essere necessario contemplare l’intervento. La chirurgia robotica, oggi, offre moltissimi vantaggi per il paziente in termini di mini-invasività, precisione, sicurezza e recupero post-operatorio”.
Il robot per gli interventi alla colonna vertebrale consiste in un braccio robotico unito a uno speciale sistema di navigazione GPS. Il sistema parte da immagini TC per costruire un modello virtuale 3D della colonna vertebrale del paziente sul lettino operatorio e speciali sensori registrano ogni più piccola variazione, come i movimenti legati al respiro. In questo modo il neurochirurgo può programmare su questo modello l’intervento ideale, con il robot a guidarlo passo dopo passo. Un ausilio fondamentale negli interventi di artrodesi, che implicano l’uso di viti, barre e protesi discali per stabilizzare la colonna vertebrale. “La tecnologia garantisce massima precisione proprio nel posizionamento di questi mezzi – conclude il dottor Benech -. Con la robotica, il paziente viene dimesso il giorno successivo e in pochi giorni può riprendere la sua quotidianità riacquistando un’ottima qualità di vita”.
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