Mandorino (Tribunale diritti Malato): «Perché prenotare una prestazione sanitaria non è facile quanto prenotare il vaccino antiCovid-19?». E il “paziente al centro” è ancora un miraggio
Più cure per chi ne ha bisogno, più rapide, eque e accessibili. Nella XXX Giornata Mondiale del Malato, ricorrenza istituita appunto trent’anni fa da San Giovanni Paolo II, ci si interroga su quanto gli ultimi due anni segnati dall’emergenza sanitaria abbiano inciso sui pazienti di tutto il mondo, sulla garanzia del diritto all’accesso alle cure nella declinazione che ogni ordinamento ne ha dato, sulle riforme da mettere in campo perché la condizione di paziente, a tutte le latitudini, sia meno gravosa. Per quanto riguarda il nostro Paese, Sanità Informazione ha fatto il punto della situazione con Annalisa Mandorino, segretario generale di CittadinanzAttiva e del Tribunale per i diritti del Malato.
«È una Giornata che acquista un doppio valore alla luce di ciò che abbiamo vissuto e appreso: se da un lato si sottolinea ulteriormente l’importanza dei Servizi Sanitari come infrastruttura sociale fondamentale da cui dipende non solo la salute dei cittadini ma il grado di tenuta di un intero Paese, dall’altro impone una riflessione sul concetto di salute globale, sulle relazioni tra i cittadini del mondo e sull’impatto che queste hanno sui sistemi sanitari e socioeconomici e, di conseguenza, sulla qualità della vita delle singole persone».
«In questo momento le priorità fondamentali per i pazienti sono il recupero di un’attenzione verso le patologie non Covid, la cosiddetta sanità sospesa e tutte quelle prestazioni non erogate in periodo di pandemia e che si traducono in mancata prevenzione di cui stiamo già risentendo gli effetti e continueremo a farlo in futuro. La vera emergenza oggi è la sanità ordinaria. È urgente aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza, bloccati dal 2017 da una serie di pastoie burocratiche che impediscono di fatto ai pazienti di avere uniforme accesso alle cure».
«La pandemia non ha fatto altro che esacerbare problematiche che i pazienti già segnalavano in precedenza al Tribunale del Malato: il tema dell’assistenza territoriale sicuramente, con le criticità connesse ad una assistenza ospedalo-centrica, nonostante le politiche di definanziamento non abbiano, negli anni, risparmiato nemmeno gli ospedali. La maggior parte delle segnalazioni riguardano comunque il tema dell’accesso alle cure, sia rispetto alle tempistiche quindi con la questione delle liste d’attesa, che continua ad essere centrale nel nostro Paese, ma anche in base all’equità di accesso, dal momento che ancora oggi chi non può permettersi cure private deve, troppo spesso, rinunciare alle cure stesse. Si tratta di problematiche costanti, ma acuite in particolare modo dall’emergenza sanitaria, in cui molte prestazioni sono state bloccate. Insomma, l’accesso a una sanità prossima, vicina e digitalizzata, perché anche la digitalizzazione avvicina pazienti e sistema sanitario. Chiediamoci allora perché una prestazione sanitaria non sia facilmente prenotabile come una vaccinazione antiCovid-19».
«Purtroppo siamo ancora lontani da questo risultato. Queste iniziative scaturiscono anche da necessità organizzative, di riformulazione dell’offerta, ma che non necessariamente corrispondono a quella che è la reale domanda da parte di cittadini e pazienti. Ed è anche il modello che emerge dal PNRR, grande attenzione all’offerta, poca ai reali bisogni. Pensiamo al tema dell’integrazione tra sociale e sanitario, della riforma sulla non autosufficienza degli anziani di cui ci stiamo occupando come Cittadinanzattiva, sono temi difficili da tradurre in pratica su cui ci sono ancora tante resistenze dal punto di vista pratico. Se non le superiamo, il paziente al centro rischia di restare uno slogan, e niente più».
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