Nell’uomo, come nel cane e nel gatto, la zecca non induce alcuna sensazione di fastidio, ma provocare malattie anche gravi o addirittura la morte. Tra le più diffuse nell’uomo c’è la malattia di Lyme, nell’animale Ehrilichiosi e Anaplasmosi.
Si può morire per un morso di una zecca? Purtroppo sì, anche se non è frequente. Quanto è accaduto al pilota, Douglas Costa e la fidanzata Mariana Giordano morsi da zecche stellare durante una escursione in una zona rurale del Brasile a fine maggio, e morti qualche giorno più tardi, ha acceso ancora una volta i riflettori sulle conseguenze che può causare un morso di una zecca.
Ad uccidere i due giovani è stata la febbre maculosa delle montagne rocciose, una malattia infettiva, rara e potenzialmente letale. Causata da batteri chiamati rickettsie, si trasmette all’uomo attraverso le feci di alcuni tipi di zecche. Questi piccoli parassiti, infatti, si nutrono del sangue degli animali e occasionalmente dell’uomo. Con il morso i batteri penetrano nell’organismo attraverso le lesioni della pelle. Per identificare la febbre maculosa occorre fare poi test sierologici e somministrare un antibiotico specifico per combattere quella malattia.
Le zecche sono presenti in tutto il mondo in 900 specie differenti. In Italia ci sono 36 specie, suddivise in due sottogruppi: dure perché hanno uno scudo dorsale; e molli, senza protezione. La più diffusa nel nostro Paese è l’Argas reflexus, detta anche zecca del piccione, mentre da un punto di vista sanitario le più rilevanti sono la zecca dei boschi ( Ixodes Ricinus) e la zecca del cane (Rhipicephalus Sanguineus). Il ciclo vitale di una zecca passa attraverso quattro stadi: uovo, larva, ninfa e adulto. Ogni passaggio allo stadio successivo comporta un pasto di sangue, mentre per femmine adulte, il pasto è fondamentale anche per la maturazione delle uova.
«La “zecca dei boschi” dal momento che vive in ambienti ricchi di vegetazione, è vettore di importanti malattie: la borreliosi di Lyme nell’uomo e la Ehrlichiosi e Anaplasmosi negli animali. La “zecca tipica del cane” invece è vettore di malattie come Babesiosi o Rickettsiosi, può vivere invece nei pressi delle abitazioni, in climi asciutti o aridi. Questa zecca tende ad aggredire l’ospite sugli arti – spiega Luigi Venco veterinario del laboratorio di analisi veterinarie Mylav e specializzato in parassitologia al College Europeo-. Può essere presente tutto l’anno perché vive nelle cucce o nelle gabbie degli animali e può sopravvivere a basse temperature per diversi mesi senza nutrirsi. Nei canili può causare delle vere e proprie infestazioni massive con rischio di gravissime anemie».
Dal momento che le zecche non saltano e non volano, per raggiungere gli ospiti (uomini o animali) si portano all’estremità di piante o cespugli ed aspettano il passaggio dell’uomo o dell’animale. Grazie all’anidride carbonica e al calore emesso dal corpo, i parassiti riconoscono la preda e conficcano il rostro nella pelle per succhiare il sangue. «La saliva che inoculano anestetizza la parte attaccata, la puntura è generalmente indolore, pertanto, l’uomo o l’animale colpito non si accorge della presenza della zecca che resta attaccata alla sua preda dai 2 ai 7 giorni per poi abbandonarla lasciandosi cadere spontaneamente» aggiunge lo specialista.
«Nell’uomo, come nel cane e nel gatto, la zecca non crea un fastidio immediato; pertanto, può svolgere la sua azione indisturbato – fa notare -. Soprattutto nella stagione estiva quando si passa più tempo all’aria aperta e in mezzo alla natura è bene non sottovalutare un eventuale stato di malessere conseguente ad un morso di zecca, anche per la possibile pericolosità». Tra i sintomi da attenzionare, segnalati dall’ambulatorio Santagostino ci sono: area arrossata intorno al morso, rush cutaneo e malessere generale accompagnato da mal di testa, debolezza, febbre e dolori muscolari. Se non compaiono sintomi nell’arco dei 30 giorni successivi al morso è probabile che non si sia sviluppata l’infezione.
Nonostante il morso della zecca sia più frequente in primavera e in estate, non esiste una vera e propria stagionalità per le zecche come conferma uno studio realizzato in 64 province italiane e 153 strutture veterinarie da Mylav. Il 45,7% dei cani che afferiscono agli ambulatori veterinari sono infettati da zecche e in particolare la zecca dei boschi è presente e attiva tutto l’anno anche nelle regioni del nord Italia.
Per questo motivo è bene dopo ogni passeggiata, soprattutto se svolta in aree boschive o dove l’erba è particolarmente alta, controllare le parti esposte, tenendo presente che è meglio utilizzare scarpe e stivali che coprano caviglie e parte della gamba. Negli animali è importante ispezionare cute e pelo a livello degli spazi interdigitali, delle ascelle, del collo, della testa e delle zone peri auricolari.
«Nel caso ci sia la presenza di una zecca è necessario staccarla con una pinzetta da sopracciglia e conservarla in una piccola provetta contenente alcool denaturato a 95 gradi – aggiunge l’esperto – perché in caso di comparsa dei sintomi ciò rende possibile la ricerca di eventuali patogeni. Evitare invece di cospargere la zecca con alcool, olio o farmaci antiparassitari prima di asportarla perché ciò favorisce il rigurgito agonico della zecca stessa e l’immediata trasmissione di patogeni. Successivamente se il morso della zecca riguarda un uomo occorre avvisare il medico o rivolgersi ad un reparto ospedaliero per la cura delle malattie infettive; nel caso di un animale ovviamente occorre andare dal veterinario».
Per quanto riguarda l’uomo, se il morso della zecca viene riconosciuto per tempo, il rimedio è rappresentato dagli antibiotici, mentre negli animali esiste un farmaco che è in grado di provocare la morte della zecca entro otto ore dal momento in cui abbia iniziato il pasto di sangue, bloccando di fatto la possibile trasmissione di patologi pericolosi. Al riguardo ci sono farmaci antiparassitari ad azione locale (collari, spray) che hanno il vantaggio di non interagire con altri farmaci, ma di non garantire una copertura completa. Invece i farmaci parassitari ad azione sistemica consentono una copertura di tutte le aree corporee dell’animale e restano efficacia nonostante lavaggi intesi e bagni; ma per contro potrebbero interagire con altri farmaci.
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