«Tra Covid-19 e fuga dagli ospedali pubblici il personale è all’osso. Rischiamo un autunno drammatico»
Il vero nodo su cui investire per la sanità del futuro? Le risorse umane. “Perché possiamo avere 30 Ferrari pronte a correre, ma se non ci sono piloti, le Ferrari restano in garage”. A fare questo paragone calzante, che ben dipinge le enormi potenzialità della sanità italiana che rischia tuttavia il collasso sotto il peso del personale mancante, è Bruno Zuccarelli, presidente dell’OMCeO di Napoli, intervistato dalle telecamere di Sanità Informazione. Che ci parla anche della necessità di ripensare contenuti e modalità dell’aggiornamento continuo in medicina, per una formazione più fruibile e insieme più al passo coi tempi, ma anche dell’importanza di mettere al sicuro dal Covid-19 una categoria già profondamente in sofferenza: gli operatori sanitari.
«Assolutamente sì, non c’è stata indicazione specifica da parte del Ministero della Salute però ritengo che sia auspicabile. Mediamente un operatore sanitario ha fatto l’ultima dose ad ottobre: gli anticorpi stanno decadendo e la memoria immunitaria è un po’ più pigra, ma abbiamo un dato incontrovertibile: il 10-15% degli operatori sanitari in questo momento è positivo sintomatico. La situazione non è clinicamente drammatica come in passato perché abbiamo gli antivirali e gli anticorpi monoclonali, ma significa comunque ognuno di questi operatori resta fermo per 10 giorni, A chi dice che l’economia è ferma vorrei chiedere: ma le giornate di lavoro che queste persone perdono non sono comunque un colpo per l’economia? Ok la vita di relazione e sociale, ma comunque con prudenza, cioè tornando all’uso delle mascherine al chiuso, altrimenti potremmo scontare conseguenze serie. L’anno scorso l’impennata estiva dei contagi è arrivata ad agosto, quest’anno abbiamo iniziato un mese prima, se continuiamo così cosa succederà in autunno?»
«Tutta la sanità pubblica è in grandissima sofferenza, l’altro dato preoccupante è che moltissimi medici decidono di andare in pensione anticipatamente perchè non ce la fanno più. Questo è un SOS sul quale dobbiamo essere attenti altrimenti rischiamo di collassare nella medicina pubblica sempre più in difficoltà: medici di medicina generale, medici del 118, medici che vincono i concorsi per le strutture pubbliche ma si dimettono per andare nel privato. Davvero la sanità pubblica è a rischio collasso».
«Programmazione e pianificazione sono sacrosante. In Campania abbiamo perso oltre diecimila operatori sanitari e dobbiamo assolutamente recuperare. Mi piace usare un paragone: possiamo avere 30 Ferrari, ma se non abbiamo i piloti, le Ferrari restano in garage. Abbiamo bisogno di professionisti di qualità: oggi abbiamo la chirurgia robotica, bioingegneria e un livello della ricerca altissimo, e per fare tutto questo la risorsa essenziale è quella umana».
«Sì, è necessaria una revisione critica degli ECM dopo diversi anni di osservazione e correggerli di conseguenza. Non voglio giustificare i colleghi che hanno tralasciato l’aggiornamento continuo per pigrizia e indolenza, ma dobbiamo anche considerare che l’emergenza pandemica si è tradotta in un carico di lavoro abnorme per i colleghi che spesso non hanno avuto il tempo materiale di formarsi. Oggi come oggi se voglio partecipare ad un evento formativo, mi consentono di assentarmi da un turno ospedaliero in cui sto probabilmente sostituendo un collega assente a sua volta? La risposta è ovviamente no».
«Ci sono state diverse proroghe e si è quindi lasciato il tempi ai colleghi di cercare di recuperare. Continuo però a dire che veniamo da un periodo durissimo e che quindi parliamo di una sanità diversa da quella di dieci anni fa quando si è programmato sugli ECM. É un discorso che andrebbe ricalibrato e ristrutturato alla luce di questi eventi, fermo restando il dovere di essere al passo coi tempi in materia di formazione, perché il mondo della scienza si evolve di continuo».
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