Sanità 26 Luglio 2022 15:49

Allarme in Ghana per il primo focolaio nel Paese della malattia da virus Marburg

La Repubblica del Ghana, nazione dell’Africa Occidentale sul Golfo di Guinea, ha reso noto che si è verificato il primo focolaio nel Paese della malattia da virus Marburg dopo che due persone non imparentate tra loro sono morte il 27 e 28 giugno 2022. Il virus può causare una grave febbre emorragica virale

di Stefano Piazza
Allarme in Ghana per il primo focolaio nel Paese della malattia da virus Marburg

La Repubblica del Ghana, nazione dell’Africa Occidentale sul Golfo di Guinea, ha reso noto che si è verificato il primo focolaio nel Paese della malattia da virus Marburg dopo che due persone non imparentate tra loro sono morte il 27 e 28 giugno 2022. La notizia di un nuovo focolaio di una malattia letale causata da infezioni virali si è aggiunge alle preoccupazioni legate alla pandemia da coronavirus, all’allarme sulla diffusione del vaiolo delle scimmie e da un nuovo caso di poliomielite riscontrato a Rockland, Contea a sud-est dello Stato di New York (Stati Uniti).

Medici e ricercatori ghanesi hanno subito iniziato a cercare chiunque fosse stato esposto e a indagare sulla causa della diffusione in modo che l’infezione non si diffondesse. Fortunatamente alla data nella quale scriviamo le autorità sanitarie del Ghana e di altri Paesi nel mondo affermano che non vi è nessuna indicazione che il virus si sia diffuso ulteriormente anche se l’allerta resta altissima.

Che cos’è il virus di Marburg?

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità la malattia da virus Marburg (MVD), precedentemente nota come febbre emorragica di Marburg, è una grave malattia virale causata dal Marburg marburgvirus (MARV) che appartiene alla stessa famiglia del virus Ebola, le Filoviridae. Nonostante i virus Marburg e Ebola siano due virus distinti, causano malattie clinicamente molto simili e con simili tassi di letalità. La MVD colpisce sia gli umani che i primati non umani. Il virus agente patogeno che causa la malattia del virus negli esseri umani, è stato rilevato per la prima volta nel lontano 1967, quando il personale di laboratorio che lavorava con le scimmie verdi africane, importate all’epoca dall’Uganda, venne infettato contemporaneamente a Marburg, a Francoforte (Germania) e a Belgrado (Serbia).

Da allora secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) altri casi sono stati rilevati in Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sud Africa, Uganda, nello Zimbabwe e persino negli USA. L’epidemia più mortale si verificò nel 2005 in Angola, quando il virus causò la morte di oltre 200 persone mentre i casi del mese scorso in Ghana sono stati i primi registrati nel Paese. 

Come si trasmette e il ruolo dei pipistrelli della frutta

La trasmissione del virus di Marburg può avvenire attraverso le superfici mucose e le rotture o le abrasioni della pelle, oppure attraverso l’introduzione parenterale. Nei casi di epidemie il contatto diretto con gli esseri umani o con animali infetti è la fonte più comune di infezione, mentre l’esposizione parenterale, spesso in ambito ospedaliero, è la via di infezione più letale. A questo proposito, durante l’epidemia del 1967 nelle la maggior parte dei casi venne riscontrato il contatto diretto con sangue e organi di scimmie verdi africane infette che erano utilizzate per produrre colture cellulari primarie, oppure che erano usate negli esami post mortem di animali infetti. Per quanto riguarda gli esseri umani che non hanno avuto contatto con materiali animali infetti la trasmissione da uomo a uomo di MARV solitamente avviene attraverso il contatto diretto con sangue o altre secrezioni/escrezioni vedi la saliva, il sudore, le feci, l’urina, lo sperma, le lacrime e persino il latte materno.

Inoltre i dati raccolti nella Repubblica democratica del Congo durante le epidemie del 1998-2000 indicavano anche che la manipolazione dei cadaveri durante le procedure di sepoltura era un fattore di rischio significativo. Il virus può anche diffondersi attraverso il contatto con superfici e materiali contaminati, ad esempio le lenzuola, oppure i vestiti. Come detto il virus viene trasmesso all’uomo dagli animali infetti, in particolare dai pipistrelli della frutta africani (Roussettus aegypticus), e per questa ragione l’OMS sta raccomandando ai cittadini del Ghana «di evitare le grotte abitate da colonie di pipistrelli e di cuocere accuratamente tutti i prodotti a base di carne prima di consumarli».

Sintomi e mortalità della febbre emorragica di Marburg

Il virus può causare una grave febbre emorragica virale che impedisce la capacità del sangue di coagularsi. Il periodo di incubazione varia da 2 a 21 giorni e i sintomi iniziano subito con febbre altissima, forte mal di testa e grave malessere. Secondo l’OMS altri sintomi possono essere: forti dolori muscolari, diarrea, nausea, letargia e sanguinamento attraverso il vomito, le feci e altre parti del corpo. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e l’OMS, Marburg non è contagiosa durante il periodo di incubazione ma i pazienti gravemente malati spesso muoiono otto o nove giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. L’aspetto dei pazienti in questa fase è stato descritto dall’OMS «come caratterizzato da tratti disegnati simili a un fantasma, occhi infossati, volti inespressivi ed estrema letargia». Il tasso medio di mortalità per MARV è di circa il 50%.

I tassi di mortalità dei casi sono variati dal 24% all’88% nei focolai passati a seconda del ceppo del virus e della gestione dei casi. La terapia di supporto precoce con reidratazione e il trattamento sintomatico migliorano la sopravvivenza. Non esiste ancora un trattamento autorizzato che abbia dimostrato di neutralizzare il virus, ma sono attualmente in fase di sviluppo una gamma di emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche.

Un virus che piace ai terroristi per il quale non esiste ancora un vaccino

Nonostante si ritenga che il rischio di trasmissione aerosol di MARV nell’ambiente naturale sia basso, il virus è stabile negli aerosol e alcuni studi sui primati non umani (NHP) hanno dimostrato che MARV è altamente infettivo e letale in seguito all’esposizione sperimentale all’aerosol. Un fatto che solleva la preoccupazione che MARV possa essere sfruttabile come agente di bioterrorismo. Non ci sono vaccini o trattamenti antivirali per la malattia, hanno affermato gli esperti medici, ma idratare i pazienti e trattare i loro sintomi specifici può migliorare le loro possibilità di sopravvivenza.

 

 

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