Dopo aver causato oltre 80 morti, l’emergenza colera sembra essere passata. A dicembre l’esercito era stato schierato per contrastare la diffusione della malattia
L’emergenza colera nello Zambia sembra essere passata. Il Presidente Edgar Lungu ha infatti ordinato di ritirare il personale militare che da dicembre è stato impegnato nella lotta contro la diffusione della malattia. Il colera ha causato, in sette mesi, la morte di oltre 80 persone e lo schieramento dell’esercito è stata una delle misure d’emergenza adottate dal Presidente che includevano la chiusura dei mercati, bar, ristoranti e altri luoghi pubblici ritenuti a rischio per la trasmissione della malattia.
Il Ministro degli Interni Stephen Kampyongo ha dichiarato che le operazioni congiunte del personale della difesa e della sicurezza hanno contribuito a ripristinare l’ordine e ha quindi spiegato i motivi del ritorno alle loro attività ordinarie, avendo «completato la loro missione».
L’epidemia è iniziata nelle zone più popolose di Lusaka, capitale della Zambia, per le scarse condizioni igieniche e sanitarie, ma si è poi diffusa anche nelle aree meno densamente popolate. Scaturita dalla proliferazione di acque contaminate, il colera si è poi propagato a causa del consumo di cibo contaminato.
Il colera si trasmette per via fecale-orale: può essere contratta in seguito all’ingestione di acqua o di alimenti contaminati da materiale fecale di individui infetti. Pesci, molluschi e crostacei, se consumati crudi, sono particolarmente pericolosi. Allo stesso modo, è a rischio anche la verdura consumata cruda per la possibilità che liquami vengano usati a scopo irriguo o fertilizzante. Il colera si manifesta con molte scariche di diarrea acquosa, vomito, rapida disidratazione, abbassamento della temperatura. La perdita di grandi quantità di liquidi può provocare stato di shock e, se non opportunamente curata, la morte. Una reidratazione rapida e appropriata è il principale intervento per il trattamento, per via orale per casi moderati di malattia, o per via endovenosa per i casi gravi.
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