Mentre i casi di epatite misteriosa aumentano nel mondo, gli scienziati stanno valutando l’ipotesi che la malattia sia legata a un effetto del Covid
Nonostante il numero di casi di epatiti acute nei bambini continuino a crescere in tutto il mondo, le cause rimangano ancora un mistero. Le ipotesi sono diverse, ma nessuna convince al cento per cento. Quella che sembrava più probabile legava l’epatite misteriosa a un adenovirus. Ma ora ne spunta un’altra che associa l’epatite dei bambini al Covid, in particolare al post-infezione. A spiegarlo al New Scientist sono stati Deepti Gurdasani alla Queen Mary University di Londra e Petter Brodin all’Imperial College di Londra.
Gli scienziati hanno evidenziato la presenza di diverse segnalazioni di casi Covid-19 che occasionalmente causano epatite, infettando le cellule del fegato. Ma la maggior parte dei bambini con epatite acuta è risultata negativa al test Covid-19. Da qui l’idea che forse il legame verrebbe fuori dopo l’infezione. Secondo alcuni scienziati, quindi, l’epatite potrebbe essere una conseguenza successiva del Covid-19. Gurdasani ricorda che in rari casi, Sars-CoV-2 innesca la sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini (MIS-C) settimane dopo l’infezione iniziale da Covid-19. «Abbiamo già visto l’epatite come parte di MIS-C, ma non nei numeri che si vedono ora», dice. Questo aumento potrebbe essere dovuto a milioni di bambini infettati dalla variante Omicron negli ultimi mesi.
I test sugli anticorpi in paesi come Israele suggeriscono che tutti i bambini colpiti dall’epatite misteriosa hanno avuto Covid-19, secondo Gurdasani. Questi test non sono stati eseguiti nel Regno Unito, dove si segnala il maggior numero di casi. Un’altra possibilità è che in alcune varianti rare di SarS-CoV-2 parte di una proteina virale assomigli a parte di una proteina umana e in qualche modo scateni un attacco immunitario al fegato.
Brodin propone l’ipotesi che l’epatite possa essere innescata da sacche persistenti di Sars-CoV-2 nelle viscere dei bambini che ipersensibilizzano sistema immunitario, portando a una risposta esagerata agli adenovirus. Un tale «effetto superantigene» potrebbe essere rilevato nei campioni di sangue, afferma Brodin, cosa che il suo team prevede di fare. Stabilire se questi casi di epatite acuta sono dovuti a un’infezione diretta o a una reazione immunitaria eccessiva post-infezione è fondamentale perché nei due casi i trattamenti sono molto diversi, afferma Gurdasani. Ad esempio, gli steroidi, che sono usati per curare i bambini in alcuni paesi, possono smorzare le reazioni immunitarie eccessive, ma peggiorare le infezioni.
Al 26 maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ricevuto 650 segnalazioni di probabile epatite ad esordio improvviso, senza causa nota, in bambini di età inferiore ai 16 anni in 33 paesi. Di questi, 222 erano nel Regno Unito e 216 negli Stati Uniti. I restanti casi erano in gran parte sparsi nel resto dell’Europa e del Nord America, ma sono stati segnalati casi anche in altri paesi tra cui Argentina, Indonesia e Singapore. La maggior parte dei bambini è guarita, ma 38 (6%) hanno avuto bisogno di trapianti di fegato e nove (1%) sono morti.
Secondo l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), i sintomi più comuni della condizione sono vomito e ittero, un ingiallimento della pelle e degli occhi che si verifica quando il fegato non assorbe un prodotto di scarto chiamato bilirubina. Altri sintomi includono nausea, mal di stomaco, prurito della pelle e urine o feci di colore insolito. L’epatite può essere causata da sostanze velenose, da virus – di solito i virus dell’epatite A, B, C, D ed E – e occasionalmente dal sistema immunitario che attacca il fegato. Nei bambini, l’epatite acuta è molto rara. Quando si verifica, di solito la causa è il virus dell’epatite A di origine alimentare, ma in questa epidemia in corso sono stati esclusi tutti i tipi di virus noti.
Tra le altre ipotesi degli scienziati, oltre all’effetto post-Covid ci sono quelle di una nuova variante di un virus noto o un nuovo virus; un virus esistente che si comporta in modo diverso, forse a causa di qualche interazione con Sars-CoV-2; un fattore ambientale, come una tossina; o uso eccessivo di farmaci dannosi per il fegato, come il paracetamolo. Un’altra spiegazione al vaglio di questo aumento dei casi è una maggiore attenzione alla loro identificazione. «Non è ancora chiaro se ci sia stato un aumento del numero di casi di epatite nei bambini o miglioramenti nel rilevamento dei casi», hanno affermato i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.
L’ipotesi che gli scienziati hanno escluso è anche una qualsiasi connessione con i vaccini anti-Covid, poiché la maggior parte dei bambini colpiti non è vaccinata. Nel Regno Unito, il principale sospettato è un adenovirus, un virus comune che di solito provoca il raffreddore nei bambini. Dei bambini colpiti che sono stati testati per un adenovirus, il 68% era positivo, secondo l’UKHSA. «L’indagine continua a suggerire una forte associazione con l’adenovirus», ha affermato l’agenzia britannica. «Sebbene gli adenovirus in genere non causino l’epatite, è una complicanza rara nota», ha aggiunto. Tuttavia, l’epatite correlata all’adenovirus di solito colpisce solo i bambini con un sistema immunitario compromesso.
Inoltre, l’adenovirus più comune nei bambini testati, chiamato 41F, non è noto per causare epatite nemmeno nelle persone immunocompromesse, ricorda Gurdasani. In ballo c’è anche l’ipotesi che gli adenovirus stiano causando infezioni più gravi perché molti bambini piccoli sono stati meno esposti a causa delle restrizioni Covid-19. Tuttavia, gli adenovirus causano l’epatite infettando direttamente le cellule del fegato e non è stata trovata traccia di virus nei campioni di tessuto epatico prelevati da alcuni dei bambini colpiti. Da qui il dubbio degli scienziati e l’idea di continuare a valutare altre ipotesi.
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