«Il tempo non è dalla nostra parte», ha affermato Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa
Qualche giorno fa, le autorità sanitarie della Repubblica Democratica del Congo (RDC) hanno annunciato il quattordicesimo focolaio di virus Ebola, dopo che un caso confermato è stato segnalato a Mbandaka, una dinamica cittadina nella provincia dell’Equatore, nel nordovest della Repubblica Democratica del Congo. Il paziente, uno studente di 31 anni di Boende che si trova nella provincia di Tshuapa, era tornato a Mbandaka dove aveva iniziato a sentirsi male (febbre alta e mal di testa), il 5 aprile scorso ma invece che andare in ospedale, è rimasto a casa per curarsi fino al 21 aprile, giorno nel quale si è rivolto ad una struttura sanitaria locale. Subito ricoverato in un reparto attrezzato per il trattamento dell’ebola a causa delle condizioni disperate nelle quali era arrivato, è deceduto la notte stessa.
La sua morte è stata confermata dal dott. Jean-Jacques Mbungani, Ministro della Salute della R.D.C che ha dichiarato: «Al momento, le squadre della divisione sanitaria provinciale e dell’area colpita di Wangata sono già sul campo per svolgere attività di risposta e stilare l’elenco delle persone che sono entrate in contatto con lui. Ad oggi ne abbiamo contate 74», ha affermato il Ministro che ha anche assicurato che sarebbe iniziata al più presto la disinfezione di ospedali e case per prevenire la diffusione dell’epidemia.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che sta seguendo l’evolversi della situazione, ha reso noto che «sono in corso delle indagini per determinare l’origine dell’epidemia». Molto preoccupanti invece le dichiarazioni del direttore regionale dell’Oms per l’Africa, Matshidiso Moeti, che senza mezzi termini ha detto che «il tempo non è dalla nostra parte. La malattia ha avuto un vantaggio di due settimane e ora stiamo recuperando terreno. La notizia positiva è che le autorità sanitarie della Repubblica Democratica del Congo hanno più esperienza di chiunque altro al mondo nel controllare rapidamente i focolai di Ebola».
Secondo il giornalista e saggista italiano Matteo Giusti, profondo conoscitore dell’Africa e che ha visitato più volte la Repubblica Democratica del Congo, «il nuovo focolaio si è sviluppato nella zona vicino alla città di Mbandaka, fondata da Henry Morton Stanley alla fine dell’’800, nella provincia dell’ Equatore che si trova nella parte nord-occidentale della Repubblica Democratica del Congo ed è attraversata proprio dall’Equatore, da cui prende il nome. Qui c’è la prima vittima di questa nuova ondata di Ebola che ha colpito ancora una volta il gigante africano. In circa 40 anni sono state ben 14 le epidemie di Ebola che si sono sviluppate in Congo e la prima volta è accaduto nel 1976 nel nord del Paese vicino al fiume Ebola che ha dato il nome alla malattia. Questa regione vive di commercio fluviale sul fiume Congo e di agricoltura ed è una zona relativamente tranquilla rispetto al turbolento est della nazione africana», dichiara a Sanità Informazione.
«In realtà il Congo ha creato una serie di ospedali specializzati nella cura del virus Ebola ed ha vaccinato una grande fetta di popolazione, ma il problema riguarda soprattutto la logistica e la precocità della diagnosi. I trasporti infatti sono molto complicati perchè mancano le strade e spesso servono giorni per muovere i malati. Altre volte, soprattutto nei villaggi, si tende a curarsi in casa evitando di raggiungere gli ospedali perdendo tempo prezioso e mettendo a rischio contagio intere comunità».
«In Congo tante malattie sono endemiche e il sistema sanitario pubblico è inesistente al di fuori delle grandi città. L’enorme distanza e la complessità del territorio fanno si che manchi un piano organico per tutto il Paese. Ci sono province che si autogestiscono e che periodicamente ricadono nelle stesse problematiche epidemiche perchè la popolazione vive sempre a contatto. La capitale è all’estremo ovest della repubblica democratica del congo, la ricchezza del sottosuolo nell’estremo est. Questo fa si che ci sia uno scollamento politico ed economico che non permette la crescita economica, culturale e assistenziale della popolazione che resta poverissima e abbandonata a se stessa. Un errore dei tempi della colonizzazione che ha creato un mostro geopolitico».
Mentre scriviamo è arrivata una buona notizia: da mercoledì 26 aprile, l’OMS ha iniziato la campagna di vaccinazione contro l’ebola nella RDC per contrastare la nuova epidemia: «Circa 200 dosi del vaccino rVSV-ZEBOV Ebola sono state spedite a Mbandaka dalla città orientale di Goma e ulteriori dosi saranno consegnate nei prossimi giorni. Questa decisione è stata presa in seguito alla morte di due persone affette da Ebola dal 21 aprile. Secondo l’OMS, sono stati identificati e monitorati più di 230 contatti dei defunti e tre team di vaccinazione lavoreranno per raggiungere quelli a più alto rischio». Si tratta di una vaccinazione iniettata secondo «la “strategia ad anell”, per cui i contatti – e i contatti dei contatti – dei pazienti confermati di Ebola, ricevono il jab, così come gli operatori sanitari e in prima linea. Oltre alla campagna di vaccinazione, a Mbandaka è stato allestito un centro per il trattamento dell’ebola da 20 posti letto. Sono già in corso la sorveglianza delle malattie e le indagini sui sospetti pazienti affetti da Ebola per rilevare nuove infezioni e l’OMS ha anche fornito supporto materiale e sei epidemiologi per assistere nella risposta».
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