Aumentano i casi di Long Covid pediatrico, negli Stati Uniti molti ospedali hanno aperto programmi ad hoc. La variante Delta sembra dare conseguenze anche ai bambini: i sintomi vanno dal mal di stomaco all’otite
Si è parlato moltissimo di Long Covid, la sindrome che colpisce chi guarisce dalla malattia e comporta strascichi di ogni genere, dall’affanno respiratorio alla stanchezza cronica fino a sapori e odori alterati. Anche la durata è un mistero: da quattro settimane fino a oltre sei mesi. Ma mentre tra gli adulti sono in molti i centri che ormai si occupano della gestione dei pazienti, sul Long Covid pediatrico si cercano ancora risposte.
Il Guardian ha raccontato la storia di Haley Bryson, una bambina di 9 anni della Virginia colpita dagli strascichi del virus. Si è ammalata insieme alla mamma lo scorso agosto e dopo una sintomatologia lieve e una guarigione rapida, ha avuto una ricaduta. Il Covid non c’era più, ma Haley accusava un dolorosissimo mal di stomaco, fiato corto, emicranie, stanchezza e mal di gola e orecchie. È andata avanti a lamentarsi per circa due mesi, finché con la mamma sono state indirizzate nell’Ospedale pediatrico di Washington DC dove da qualche tempo c’è un programma di osservazione e cura del Long Covid in bambini e ragazzi fino ai 21 anni.
Negli Stati Uniti ad oggi sono morte 727 persone under 18 a causa del virus e meno dell’1,5% dei casi Covid ha portato all’ospedalizzazione (Academy of Pediatrics), ma le vaccinazioni procedono molto a rilento (20% dei bambini da 5 a 11 anni), il che espone questo tipo di popolazione a un rischio maggiore di Long Covid. Ad oggi, secondo uno studio danese pubblicato sull’European Journal of Pediatrics su 37.500 bambini intervistati solo l’1% ha riportato sintomi oltre le quattro settimane. Mentre una ricerca condotta in Italia ad aprile su 129 bambini positivi, ha rilevato che circa il 43% mostrava ancora sintomi a due mesi dall’infezione.
Si tratta comunque di segnalazioni che si sentono sempre più spesso: così riportano alcuni centri pediatrici, che mostrano le prime liste d’attesa per assistenza ai pazienti più piccoli. Nella clinica apposita dell’Ospedale pediatrico del Texas sta per aumentare da mezza giornata a giornate interi per raddoppiare il numero delle pazienti per via delle richieste.
Secondo la dottoressa Laura Malone, medico presso la clinica di riabilitazione pediatrica post-Covid-19 del Kennedy Krieger Institute, le ragioni potrebbero essere due. In primis una maggiore comprensione della condizione in quanto tale, che allarma le famiglie e le fa agire verso una cura e, in secondo luogo, i tanti casi di Long Covid dovuti all’impennata di Delta dello scorso autunno, che ora vengono a galla.
La domanda dei genitori è sempre la stessa: cosa causa il Long Covid? Per ora l’ipotesi più probabile resta la presenza di alcune proteine virali che, dopo la guarigione, indugiano nel corpo e arrivano nel flusso sanguigno stimolando il sistema immunitario. Oppure la possibilità di un processo autoimmune per cui gli anticorpi prodotti contro il virus attaccano il corpo ospite.
Il vaccino resta l’unica vera prevenzione anche per i più piccoli. Specie in quanto non si sa quali saranno le conseguenze a lungo termine di Omicron né su bambini né su adulti. «È difficile per me dire cosa succederà, ma ci stiamo preparando per una grande ondata di bambini, perché il numero di adolescenti e bambini che sono stati infettati è molto alto», ha detto Oliveira della Yale Medicine.
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