In Francia, Germania, Regno Unito e Spagna la vaccinazione eterologa, cioè con due dosi di vaccini diversi, è già in corso da qualche tempo. I risultati sono positivi, i primi studi sostengono siano addirittura migliori di quelli di due dosi uguali
Si chiama vaccinazione eterologa ed è l’argomento più discusso tra i confini italiani. Dopo la decisione del Comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, seguito dalla conferma Aifa, il dibattito si è infiammato anche tra i governatori di Regioni.
Al centro il cambio repentino nella campagna vaccinale che prevede lo stop alla somministrazione del vaccino AstraZeneca negli under 60 e l’uso, per la seconda dose, di un vaccino ad mRna in tutti coloro che l’hanno fatto prima della decisione. Sono in molti ad avere qualche dubbio sul ricevere due vaccini diversi, facendo riferimento ai pochi studi finora effettuati e ai dati esistenti.
In realtà, seguendo un’indagine più approfondita, l’Italia non è nemmeno la prima in Europa ad essersi mossa in questo senso con i vaccini a vettore virale. Nel Regno Unito dal 7 maggio agli under 40 è raccomandata un’alternativa ad AstraZeneca. Inoltre, per il terzo richiamo verosimilmente previsto in autunno si pensa all’uso di un vaccino diverso dai primi due utilizzati.
La Francia è tra i precursori della decisione presa ora dall’Italia. AstraZeneca è interdetta agli under 55 dal primo blocco risalente a marzo. Chi l’ha ricevuto ha fatto il richiamo con Pfizer o Moderna e i contagi continuano a calare.
In Germania Vaxzevria è stato somministrato fino ad aprile, quando il comitato scientifico che cura la vaccinazione tedesca ha limitato l’uso agli over 60. Nell’Università di Saarland intanto sono stati avviati degli studi che hanno confermato che il mix AstraZeneca-Pfizer sviluppa un’immunità superiore a quella di chi ha ricevuto due dosi dello stesso vaccino.
La Spagna ha avuto un ruolo chiave nella sperimentazione dell’eterologa per molti motivi. Anche qui è dal primo stop ad AstraZeneca voluto da Ema che le seconde dosi sono state convertite a Pfizer per chi ha meno di 60 anni. Uno dei primi studi in questo senso è stato proprio dell‘Istituto Carlos III, i cui risultati pubblicati il 18 maggio hanno mostrato l’efficacia della combinazione Pfizer-AZ. Non è bloccato invece il vaccino Johnson&Johnson, con cui i giovani continuano ad essere immunizzati. Tra loro anche la squadra di calcio inviata agli Europei 2021.
La ragione, secondo le prime riflessioni, potrebbe trovarsi nel fatto che il sistema immunitario esposto a parti differenti di un patogeno, una dopo l’altra, permette al corpo di riconoscere parti diverse dell'”invasore” e di diventare più abile nel difendersi dal virus. Un’altra teoria vedrebbe invece l’attivazione di elementi diversi del sistema immunitario con il mix di vaccini. Quelli a vettore virale, per esempio, possono stimolare e creare con più efficacia le Cellule T killer che proteggono il corpo, mentre i vaccini ad mRna producono meglio gli anticorpi di difesa.
Entrambe le risposte si mostrano utili per il corpo umano, ma forse la loro unione potrebbe rivelarsi la soluzione ideale.
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