Speranza lo fa sapere sui social dopo il CdM. Il presidente FNOMCeO ricorda che i medici dipendenti hanno copertura Inail, questo non vale per i liberi professionisti e per medici convenzionati, che costituiscono oltre la metà dei medici scomparsi
«Soddisfazione per l’intervento del Governo – conferma Filippo Anelli, presidente FNOMCeO -. È una questione di giustizia, un fatto etico prima ancora che economico. Ringraziamo il Ministro della Salute Roberto Speranza e la Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti che, facendosi interpreti della richiesta avanzata dalla Fnomceo, hanno preso a cuore la causa e se ne sono fatti promotori, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Governo tutto».
Sono 370 i medici e gli odontoiatri morti durante la pandemia: di questi, 216 erano medici di famiglia, del 118, guardie mediche, specialisti ambulatoriali, liberi professionisti e 30 gli Odontoiatri. «Si viene così a sanare una grave ingiustizia, che vedeva abbandonate a sé stesse circa 250 famiglie, che al dolore per la perdita aggiungevano la tribolazione economica – spiega Anelli -. Mentre infatti i medici dipendenti hanno copertura Inail, questo non vale per i liberi professionisti e per medici convenzionati, che costituiscono oltre la metà dei medici scomparsi. Nessun risarcimento da parte dello Stato è andato quindi a queste famiglie, che hanno pagato il prezzo più alto per il bene di tutti noi, degli oltre dieci milioni e settecentomila guariti e dell’intero Paese. Ringraziamo l’Enpam, l’Ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri, che si è fatto carico di qualche aiuto, la Fondazione Diego Della Valle, per aver avviato una raccolta fondi, l’Onaosi, per aver aperto anche agli orfani dei sanitari caduti non contribuenti, permettendo loro di studiare nel collegio unico di Perugia, grazie anche a una donazione fatta all’AMMI, l’associazione delle mogli dei medici. Sono tutte iniziative meritorie, ma era giusto far sentire, finalmente, la voce dello Stato».
«Questi 250 medici hanno pagato quei valori di prossimità, vicinanza, fiducia che informano la nostra medicina del territorio – conclude Anelli -. Sono morti per portare a termine la loro missione, quella di curare e rimanere accanto al malato. Anche se mancava tutto, se le mascherine non si trovavano, se i guanti erano finiti. È questo che è successo al nostro Roberto Stella, primo medico a cadere, e a quelli che sono venuti dopo di lui, fino all’ultima vittima, Edward Haiek, anche lui, come Stella, medico di medicina generale. È giusto che lo Stato riconosca il loro valore e provveda alle famiglie che ce li hanno donati».
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