Il Ddl bipartisan, a prima firma D’Attis, prevede che l’esperienza maturata nella cura dell’AIDS possa diventare un modello organizzativo per crisi analoghe. Per i minori dai 16 ai 18 anni possibile fare il test anche senza il consenso del genitore. E il datore di lavoro non potrà svolgere indagini per accertare lo stato di sieropositività dei dipendenti
La lotta all’AIDS, pandemia che va avanti da oltre 40 anni, è tra le priorità della politica. In questi mesi sta procedendo in commissione Affari sociali alla Camera l’esame del disegno di legge bipartisan denominato “Interventi per la prevenzione e la lotta contro l’AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza” che vede tra i firmatari Mauro D’Attis (Forza Italia), Fabiola Bologna (Coraggio Italia), Rossana Boldi (Lega), Roberto Giachetti (Italia Viva) e Riccardo Magi (+Europa).
L’obiettivo della proposta di legge è quello di attuare la revisione e il conseguente aggiornamento della disciplina in materia di prevenzione e di lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), attualmente contenuta nella legge 5 giugno 1990, n. 135.
«La nostra proposta di legge – spiega a Sanità Informazione Fabiola Bologna, copresidente dell’intergruppo parlamentare “L’Italia ferma l’AIDS” – che aggiorna la 135 guarda al futuro, a un nuovo modello di presa in carico del paziente che dovrà sfruttare le opportunità dell’accelerazione digitale, di cui la recente pandemia ha fatto da catalizzatore, al fine di garantire un’ottimale, tempestiva e personalizzata gestione del paziente HIV positivo e del paziente con AIDS, coniugando così prevenzione, screening, qualità di vita e sostenibilità sanitaria e sociale con il perseguimento degli obiettivi di Salute pubblica definiti a livello nazionale e internazionale».
I parlamentari hanno riscontrato la necessità di adeguare lo strumento normativo alla mutata situazione della malattia derivante dal virus dell’HIV e di non disperdere il patrimonio di esperienze, reti e capacità di intervento nella cura di questa malattia, che si è costruito in questi anni. Restano fermi alcuni concetti come il contrasto dello stigma sociale, l’accesso omogeneo alle cure, l’assoluta garanzia della riservatezza, la specializzazione nell’approccio terapeutico. Tra le altre cose, la legge vieta ai datori di lavoro pubblici e privati lo svolgimento di indagini volte ad accertare l’esistenza di uno stato di sieropositività nei dipendenti. Altri importanti elementi si sono aggiunti, coerentemente con l’assoluta necessità di sviluppare nuovi e più efficaci approcci alla prevenzione e con la nuova situazione delle persone HIV-positive, come la qualità di vita e l’accesso alle terapie innovative.
Uno dei temi di cui si vuole fare carico la legge è il contrasto del grave problema delle diagnosi tardive: la legge consente alle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate per la cura delle malattie infettive di effettuare gli accertamenti per l’HIV su richiesta di un minore che abbia compiuto i sedici anni di età, senza l’autorizzazione dell’esercente la responsabilità genitoriale.
Le nuove disposizioni intendono assicurare che la grande esperienza maturata nella cura di un’epidemia così difficile da contrastare, come è l’AIDS, possa diventare un modello organizzativo e gestionale di riferimento per tutto l’ambito dell’infettivologia.
In sostanza, ha l’obiettivo di rafforzare il sistema sanitario nazionale e regionale di intervento per la protezione e cura della popolazione nell’eventualità di altre epidemie infettive aventi carattere di emergenza, attraverso l’utilizzo di risorse, strutture, personale e modalità organizzative già sperimentate e in uso per il contrasto dell’HIV e dell’AIDS. Tra le misure più significative, viene previsto che in caso di emergenze sanitarie di carattere infettivo, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono ricorrere a selezioni pubbliche integrative straordinarie.
Inoltre è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato interministeriale per la lotta contro le malattie infettive, l’infezione da HIV e l’AIDS, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un suo delegato, del quale fanno parte i Ministri della salute, del lavoro e delle politiche sociali, dell’istruzione, dell’Università e della ricerca, della Difesa, della Giustizia, dell’Interno e delle Infrastrutture e dei trasporti.
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