L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato il risultato di una ricerca, dal titolo “Health Policy in Your Country”, che riassume in diverse schede la situazione della sanità in 29 Paesi, europei e non. Tra questi l’Italia, il cui sistema sanitario è definito di buona qualità e con buoni risultati, nonostante […]
L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato il risultato di una ricerca, dal titolo “Health Policy in Your Country”, che riassume in diverse schede la situazione della sanità in 29 Paesi, europei e non. Tra questi l’Italia, il cui sistema sanitario è definito di buona qualità e con buoni risultati, nonostante le spese per il settore siano inferiori alla media dei Paesi OCSE ad alto reddito. L’OCSE sottolinea quindi l’importanza di evitare che la qualità del servizio sia compromessa dagli sforzi per contenere le spese. Viene inoltre sottolineata la necessità di promuovere una maggiore adeguatezza delle cure e, soprattutto, superare differenze e disuguaglianze, definite “inefficienti e inique”, che si registrano a livello regionale.
Particolarmente elogiati i sistemi sanitari dei Paesi del nord Europa: ma nonostante, ad esempio, Danimarca e Norvegia, offrano ai propri cittadini dei servizi di ottima qualità e vantino elevati finanziamenti nel settore, l’invecchiamento della popolazione sta mettendo in difficoltà l’assistenza sanitaria primaria, che nei prossimi anni dovrà essere incrementata.
La stessa valutazione viene fatta analizzando il sistema della Germania, che raggiunge ottimi livelli, ma che nei prossimi anni potrebbe soffrire di una carenza di camici bianchi. La sanità tedesca inoltre deve affrontare il problema della mancanza di medici in alcune zone, specialmente quelle rurali: nonostante ci siano oggi molti medici, questi sono distribuiti in modo non uniforme, facendo nascere preoccupazioni sulla possibilità di assicurare un accesso efficace alle cure mediche in tutto il paese.
Lo stesso problema è condiviso dalla Francia che, pur ottenendo risultati migliori della media OCSE, è affetta dalla scarsità di medici in zone rurali e zone svantaggiate da un punto di vista sociale e economico.
La disuguaglianza nell’accesso alle cure tra le diverse fasce della popolazione riguarda invece il Belgio, in cui le persone con un reddito più basso tendono a non fare esami clinici, non solo a causa dei costi ma anche dei tempi di attesa di visite e operazioni e delle distanze per raggiungere gli ospedali.
L’Olanda registra netti miglioramenti nel sistema sanitario ma il rapporto OCSE sottolinea preoccupazione per la sua sostenibilità finanziaria: dedicando l’11,1 del PIL alla sanità, l’Olanda si staglia al secondo posto nella classifica OCSE, dopo gli Stati Uniti.
Nel Regno Unito, pur vantando un ottimo livello di accesso all’assistenza sanitaria primaria, si dovrebbe migliorare la qualità dei servizi, peggiorata anche a causa dei tagli sostanziali che la sanità ha subito negli ultimi anni.
Allo stesso modo, le conseguenze della crisi economica hanno portato a una riduzione delle spese per la salute pro capite anche in Spagna, contribuendo all’allungamento dei tempi di attesa per esami e interventi, già aumentati dal 2010 al 2014 e molto al di sopra della media. La Spagna dovrebbe inoltre migliorare l’accesso ai servizi, investire di più sui professionisti sanitari e migliorare la qualità delle cure.
Bandiera nera per la Grecia, dove, tra il 2009 e il 2013, la spesa per la sanità è diminuita di 5,2 milioni di euro, ovvero del 32%. Nel 2013 inoltre il Governo ha tagliato le spese di un ulteriore 3%. Nonostante nel sistema greco si registrassero sprechi e cattivi investimenti, questa importante riduzione rappresenta ovviamente un choc difficilmente superabile dal sistema, che ha colpito tutti i settori della sanità del Paese. E’ inoltre registrata una presenza doppia di medici rispetto agli infermieri, dato contrario a tutti gli altri Paesi analizzati.
Infine, lasciando il continente europeo, è degno di nota il Giappone, dove si registra l’aspettativa di vita più alta di tutti i Paesi OCSE, dato forse legato al fatto che i giapponesi si fanno visitare il doppio rispetto alla media OCSE: i dati indicano infatti una media di visite pro capite pari a 12,8, numero che tra l’altro aumenta ulteriormente tra le persone più anziane. Inoltre, mentre negli altri stati analizzati si è registrato un taglio alla spesa destinata al settore, il Giappone ha aumentato la percentuale del PIL dedicata alla sanità, assicurando una qualità degli ospedali molto elevata e un numero di letti pro capite più alto rispetto a tutti i Paesi dell’Organizzazione.