Il governatore della Puglia è favorevole ad un aumento dei poteri delle Regioni ma non al processo che vede coinvolte solo Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Intanto è scontro nel governo tra Lega e M5S sul tema, nulla di fatto in Consiglio dei Ministri
Il progetto di autonomia differenziata che il governo sta portando avanti continua ad agitare il mondo della politica e anche quello della sanità. Perché tra i punti su cui le tre regioni interessate (Veneto, Emilia Romagna e Lombardia) stanno trattando con l’esecutivo, la sanità racchiude una parte importante, tanto che i poteri che chiedono (dalla rimozione ai vincoli di spesa per il personale all’ampliamento della rete formativa delle specializzazioni mediche) rischiano davvero di creare 21 Sistemi sanitari differenti, come sostenuto da diversi sindacati (lo SMI in testa) e realtà come la Fondazione Gimbe secondo cui “il regionalismo differenziato mina il diritto alla salute”.
Il dibattito è in corso anche tra i presidenti di regione, con quelli del sud indecisi tra l’opporsi al progetto o chiedere anche loro di partecipare alla trattiva per una maggiore autonomia. «Io sono dell’idea che tutte le regioni a statuto ordinario dovrebbero chiedere l’autonomia differenziata – spiega a Sanità Informazione il governatore della Puglia Michele Emiliano – Bisognerebbe fermare questo processo separato di Lombardia, Veneto ed Emilia e decidere tutti insieme che effettivamente lo Stato centrale è inefficiente come tutti gli italiani sanno e bisogna aumentare i poteri delle regioni con un meccanismo differenziato tra le regioni più efficienti che inneschi una procedura che poi deve portare ad una eguaglianza di poteri tra tutte le regioni».
Il Presidente della Puglia non sarebbe contrario al progetto, ma ha dovuto fare i conti con la netta opposizione del centrosinistra pugliese al progetto e così ha fermato la richiesta della Puglia di aderire all’autonomia differenziata.
«Purtroppo il centrosinistra è confuso sia in Puglia che in altri luoghi – aggiunge Emiliano – Al nord chiede l’autonomia differenziata, al sud non sa che fare, non c’è un indirizzo politico generale. Noi non l’abbiamo nel programma e quindi molti ‘neoborbonici’, diciamo così, hanno immaginato di cavalcare questa cosa a fini elettorali: purtroppo la cosa non funziona».
La discussione sull’autonomia differenziata fa litigare anche gli azionisti della maggioranza di governo: nell’ultimo Consiglio dei ministri di fatto, nonostante il pressing della Lega, si è registrato uno stop e non è stato dato il via libera alle bozze di accordo con le regioni interessate, dati i dubbi formulati dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle. La partita si preannuncia ancora lunga e complessa.