La presidente delle ostetriche sulle prossime battaglie dell’Ordine: «Con l’ostetrica di famiglia e di comunità evitiamo che in ospedale arrivino bisogni di salute che possono essere trattati sul territorio»
«Il regionalismo differenziato esiste già. Noi ostetriche tocchiamo con mano che è diverso nascere in una regione del Nord o in una del Sud. È il Programma nazionale esiti a fotografare le differenze, e non possiamo peggiorare la situazione». Così Maria Vicario, presidente della Federazione nazionale ordini delle professioni ostetriche (FNOPO) commenta ai nostri microfoni il dibattito sull’autonomia differenziata.
Intervenuta alla prima assemblea nazionale delle professioni sanitarie e sociali, evidenzia anche il rischio «che vengano messe le mani nelle tasche dei cittadini che, oltre ad avere un trattamento diverso in termini di servizi, ticket e liste d’attesa, potrebbero essere chiamati a contribuire a Fondi regionali», spiega la Vicario.
Si unisce quindi al coro dei colleghi che chiedono un maggiore coinvolgimento dei professionisti della salute in tutti i processi decisionali: «Noi siamo un ente sussidiario dello Stato, e quindi abbiamo delle proposte per migliorare la sostenibilità del SSN e garantirgli altri 40 anni di vita, garantendone l’impianto solidaristico e unitario che lo contraddistingue».
La presidente FNOPO elenca quindi le battaglie che l’Ordine delle ostetriche è chiamato ad affrontare, a partire da quella per l’ostetrica di famiglia e di comunità, «l’unico sistema per evitare che in ospedale arrivino dei bisogni di salute che possono essere trattati sul territorio».
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