Il presidente Fiaba: «Il bonus 75% promuove il concetto di “visitabilità”: ogni edificio dovrebbe essere accessibile, per permettere a qualunque persona con disabilità e a ridotta mobilità, temporanea o permanente, di entrarvi e far visita ad amici e parenti»
«Il bonus del 75% per gli interventi finalizzati al superamento delle barriere architettoniche non è un incentivo edilizio, ma una misura di civiltà». Lo ha affermato Stefano Maiandi, Presidente Nazionale FIABA, a Sanità Informazione. Il Presidente Maiandi, nella sua intervista, spiega perché eliminare lo sconto in fattura e la cessione del credito impedisce, di fatto, di procedere all’adeguamento di abitazioni e spazi comuni. Ma anche per uffici pubblici, scuole e viabilità c’è ancora tanta strada da fare in termini di accessibilità.
«Dal 17 febbraio chiunque voglia fare dei lavori per l’abbattimento di barriere architettoniche dovrà mettere mano direttamente al proprio portafoglio e potrà detrarre il 75% della spesa solo nei successivi 5 anni. Questo significa che non tutte le persone avranno la possibilità di anticipare la cifra e saranno quindi costrette a rinunciare».
«Affermare che il bonus del 75% è “una misura di civiltà” significa dire che riguarda l’intera società civile, non solo le persone con disabilità. Il bonus 75%, di cui FIABA è promotrice, era stato concepito per diffondere anche il concetto di “visitabilità”. Le barriere architettoniche andrebbero abbattute in qualunque contesto e non solo nel luogo in cui vive una persona con disabilità. Ogni edificio dovrebbe essere accessibile per permettere a chiunque di entrarvi per far visita ad un parente o ad un amico. In una società che possa essere definita civile una persona con disabilità o a ridotta mobilità deve avere la possibilità di frequentare qualunque luogo di vita, dal pubblico al privato».
«Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà quotidiane che le persone con disabilità affrontano per poter fruire degli spazi comuni. Per rendersene conto basterebbe provare a spingere un passeggino per le strade di Roma: per chiunque si trasformerebbe in un percorso a ostacoli tra gradini, rampe non a norma e buche. Eppure, per le amministrazioni sarebbe sufficiente attenersi al PEBA, il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Si tratta di uno strumento che permette il rilievo delle barriere architettoniche presenti negli spazi e negli edifici pubblici e la programmazione, nel tempo, del loro superamento. Ma quanti Comuni hanno applicato il PEBA? Nonostante la domanda sorga spontanea, ad oggi noi non abbiamo certezza di quante amministrazioni locali abbiano adempiuto alla loro attivazione».
«Il primo passo è sensibilizzare l’opinione pubblica. Sono i cittadini a dover comunicare le proprie esigenze, a mettere in evidenza ciò che ostacola l’accessibilità e l’inclusività. Poi, sono le realtà come FIABA a dover intermediare con le Istituzioni, proponendo soluzione ed interventi, legislativi e non, proprio come fatto con il bonus 75%. Le norme esistenti sono delle buone norme. Tuttavia, spesso, restano inapplicabili perché poco flessibili. Ogni intervento di superamento delle barriere architettoniche andrebbe cucito su misura, tenendo presente sia le esigenze di coloro che dovranno usufruirne, sia le caratteristiche del luogo in cui dovrà essere realizzato l’intervento».
«Si, lo stesso principio, ovvero programmare interventi di superamento delle barriere architettoniche cuciti su misura, dovrebbe essere applicato anche all’erogazione del bonus 75%. Ma con un’attenzione specifica: la detrazione dovrebbe essere concessa a tutte le persone e/o tutti i condomini che ne facciano richiesta, tenendo sempre conto dell’effettivo bisogno e valutando la fragilità e l’incapienza dei singoli individui. Il bonus 75% dovrebbe diventare quello strumento che vada a migliorare, in tempi ragionevoli, la qualità della vita di chi vive in ambienti circondati da barriere in troppi casi insuperabili».
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