Antonio Mattia, imprenditore nel campo educativo, spiega a Sanità Informazione il programma con cui ha intenzione, in caso di vittoria alle urne, di risollevare il “sistema salute” della Regione: «Sarà cambiamento epocale: nomineremo assessore un magistrato in servizio»
Continuità assistenziale, lotta alla corruzione, potenziamento dei poli ospedalieri e accordi interregionali per contrastare la mobilità sanitaria passiva. Sono questi solo alcuni dei provvedimenti che Antonio Mattia, candidato del Movimento 5 Stelle alla poltrona di Governatore della regione Basilicata, ritiene necessari per ristrutturare la sanità territoriale: «Non abbiamo un primo provvedimento, uno specifico intervento prioritario – spiega il 47 potentino a Sanità Informazione – perché viviamo in un sistema senza più capo né coda».
Qualora dovesse essere eletto, quale sarà il primo provvedimento che prenderà in materia di sanità?
«Parlare di “primo provvedimento” davanti ad un Servizio Sanitario Regionale umiliato dalle logiche spartitorie, in cui il territorio è stato smantellato e gli ospedali vivono situazioni di precarietà quotidiana, appare riduttivo. I pazienti, i loro familiari, gli operatori, vivono i disagi, i disservizi e le vessazioni di un Sistema senza più capo né coda ma con un forte orientamento alla gestione del potere. Non c’è un intervento prioritario: la ricostruzione di un Sistema Sanitario dei cittadini è la priorità. Abbiamo in programma la ristrutturazione della sanità territoriale, con gli ospedali cosiddetti “distrettuali” che devono essere integrati nelle funzioni e dotazioni, perché costituiscano strutture intermedie territoriali a valenza ospedaliera con funzioni di emergenza urgenza, tali da restituire sicurezza alle loro popolazioni di riferimento. La stessa affidabilità e sicurezza saranno garantite nella continuità assistenziale, cioè nel passaggio di persone che presentano fragilità (anziani in primis) dall’ospedale al domicilio o in struttura territoriale e viceversa. Deve finire il tempo in cui l’anziano dimesso dall’ospedale possa solo sperare che un congiunto si occupi di seguire il decorso e le necessità terapeutiche susseguenti. Oltre a potenziare le centrali di dimissioni, prevediamo l’istituzione del Tutor sociosanitario e amministrativo, una figura di riferimento fissa e costante per l’anziano fragile e per il paziente policronico o complesso, che si occuperà di accompagnare il paziente in tutte le fasi amministrative e sociosanitarie del percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale, curandone gli adempimenti e controllando lo stato di avanzamento del piano. Anche il Sistema dell’emergenza-urgenza ha immediato bisogno di interventi strutturali, così come la prevenzione, che è una delle massime priorità del nostro programma, con un budget individuale a essa dedicato. I cittadini lucani devono abituarsi a visite e accertamenti diagnostici preventivi, periodici e costanti, specialmente in considerazione delle particolari condizioni di rischiosità proprie di alcuni territori. Per non parlare della partecipazione dei cittadini alle scelte di politica sanitaria. Questo è un altro fondamento del programma ed è anche il principio ispiratore di ogni azione che sarà prodotta dal Movimento nel governo Regionale. In questo senso, posso sicuramente affermare che il governo regionale dei cittadini prenderà le mosse dall’ascolto: innanzitutto ascolteremo ancora e sempre i cittadini-operatori, i cittadini-pazienti e fruitori diretti e indiretti del Servizio sanitario, le associazioni e i comitati».
Uno dei problemi della sanità lucana è la mobilità sanitaria passiva. Come pensa di superare questo problema? Pensate di potenziare dei poli ospedalieri?
«La mobilità sanitaria passiva è il frutto di un insieme di fattori, dei quali il potenziamento dei poli ospedalieri è una delle soluzioni, che deve essere mirata alla pronta disponibilità di prestazioni di alta specializzazione richieste in ambito regionale. Altra componente è la fiducia nelle prestazioni sanitarie offerte nella nostra regione e i tempi; qui occorre adottare misure di carattere soprattutto organizzativo. Occorre, però, dare finalmente corpo e contenuto agli accordi interregionali, che devono svolgere un ruolo fondamentale. Tali accordi dovranno tendere a incrementare la mobilità attiva verso i territori extraregionali non coperti da servizi sanitari offerti sui territori di confine, tramite specifici accordi con le regioni limitrofe, atti a incoraggiare la fruizione delle prestazioni offerte presso le nostre strutture; d’altra parte, dovranno essere concordati volumi e tariffe con condizioni migliorative, con le regioni che attraggono pazienti dalla Basilicata per prestazioni economicamente e strutturalmente non erogabili, al momento, nell’ambito regionale, ai fini del contenimento dei costi della mobilità passiva. A una prima fase di valorizzazione delle nostre strutture sui confini regionali e di contenimento della spesa per la mobilità passiva “necessaria”, seguirà la valutazione dell’utilizzo dei risparmi così conseguiti, per la realizzazione di centri di altissima specializzazione, atti ad attrarre mobilità dalle regioni confinanti, sfruttando la peculiare centralità geografica della nostra Regione».
Un grande tema della sanità è quello relativo al problema della corruzione, che costa 6 miliardi l’anno ai cittadini. Cosa pensate di fare su questo tema?
«Contro la corruzione possiamo fare inizialmente una cosa determinante: andare al governo regionale. Politicamente si possono condividere e discutere, com’è giusto, le scelte del Movimento; ma sul punto morale, la ferrea disciplina dei 5 stelle è la più autorevole testimone di una condotta di governo in cui la corruzione non può albergare. Più in dettaglio, posso dirle che tutte le gare, gli affidamenti, le nomine e gli incarichi, saranno soggetti a una revisione continua e sistematica, nonché all’esame di una poderosa “lente d’ingrandimento” regionale. Sopra ogni altro aspetto, il governo 5 stelle rappresenterà su questo un cambiamento epocale. Non a caso il nostro assessore sarà un magistrato in servizio, persona stimata e autorevole. Di cui per ovvie ragioni non posso fare il nome».
Uno dei grandi problemi della sanità è quello delle liste di attesa. Il Governo ha varato un piano che ora deve essere applicato nelle varie regioni. Cosa pensa di fare in materia?
«Innanzitutto occorre recepire pienamente e tempestivamente il Piano Nazionale formulando il Piano Regionale di gestione delle Liste di Attesa, adattando obiettivi e misure alle peculiarità della nostra Regione. Si è già perso troppo tempo e, con il nostro Programma, ci siamo portati già avanti col lavoro, analizzando le cause del problema e predisponendo azioni volte a combattere le distorsioni che hanno portato a un eccessivo e forzoso ricorso alle prestazioni in intramoenia, nonché misure dirette alla responsabilizzazione dei Direttori generali (prima e oltre il Piano nazionale) in ordine al pieno utilizzo delle apparecchiature e ai tempi della loro messa in opera dal momento dell’acquisizione».