«Fare diagnosi sui candidati politici e qualsiasi altra persona senza averli prima visitati è eticamente spregevole». Lo afferma il dottor Art Caplan dal Dipartimento di etica medica del NYU Langone Medical Center’s che, in occasione delle elezioni presidenziali, denuncia medici e psicologi con il vizio di fare diagnosi sui candidati alle prossime presidenziali americane, Donald […]
«Fare diagnosi sui candidati politici e qualsiasi altra persona senza averli prima visitati è eticamente spregevole». Lo afferma il dottor Art Caplan dal Dipartimento di etica medica del NYU Langone Medical Center’s che, in occasione delle elezioni presidenziali, denuncia medici e psicologi con il vizio di fare diagnosi sui candidati alle prossime presidenziali americane, Donald Trump e Hilary Clinton, senza alcun esame o dato certo, ma solo sull’osservazione di alcuni comportamenti a distanza. Donald Trump, ad esempio, è stato oggetto di diagnosi psicologiche e psichiatriche da professionisti mai incontrati. Allo stesso modo, Hilary Clinton è stata al centro di congetture sulla sua resistenza fisica e sulle sue condizioni neurologiche. Tuttavia, in questo caso, sembra che il candidato democratico abbia effettivamente manifestato qualche malessere l’11 settembre durante la cerimonia di commemorazione, confermati poi dalla notizia che due giorni prima le era stata diagnosticata dal suo medico una polmonite. Questo è ben diverso da fare supposizioni semplicemente guardando comportamenti intermittenti e incompleti di una persona a distanza senza comunicare con lei o sottoporla ad esami adeguati. «La medicina non è una specie di fenomeno psichico in cui basta vedere la persona per dire se è sana o no», dice il dottor Caplan, chiarendo che non si tratta di telemedicina, la quale è invece molto utile in caso di difficoltà di spostamento da parte del paziente o del medico. «Se un medico non apprezza un candidato politico deve scagliarsi contro la sua politica, non contro la sua salute».