“Il cancro non fa distinzioni. Colpisce persone in tutti i paesi e in tutti gli stili di vita. È la seconda causa di morte a livello mondiale, con circa 9,6 milioni di decessi all’anno, ovvero più della popolazione di Londra. Si stima che da oggi al 2050 il cancro costerà all’economia globale più di 25 trilioni di dollari in costi di cura e perdita di produttività, il che equivale a un’imposta annuale dello 0,55% sul PIL mondiale. Ma il costo economico del cancro impallidisce in confronto al suo costo umano, all’impatto che ha sulle persone colpite, sui loro cari, sulle famiglie, sugli amici e su altri. La loro sofferenza è l’unica ragione per cui abbiamo bisogno di un’azione globale. Ogni ora 280 bambini perdono un genitore a causa del cancro. E quasi il 50% delle donne a cui viene diagnosticato un tumore cervicale vengono abbandonate dai propri partner”. A fare il bilancio dei costi, sia in termini economici che di vite umane, correlati alle patologie oncologiche è il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, intervenuto nel corso dell’evento della Lancet Oncology Commission on Cancer in the Commonwealth (qui il discorso integrale).
“Il cancro è un grande strumento di uguaglianza, ma la risposta globale a questo fenomeno è caratterizzata da profonde disuguaglianze. Nei paesi ad alto reddito, quasi il 90% dei bambini affetti da cancro sopravvive. Nei paesi a basso e medio reddito, i tassi di sopravvivenza sono spesso inferiori al 30%. Solo il 16% dei paesi del Commonwealth include servizi essenziali di gestione del cancro nel pacchetto di servizi sanitari di base che forniscono alle loro popolazioni”, aggiunge Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando come la morte per cancro sia inesorabilmente correlata anche alle condizioni di povertà. Il direttore generale dell’Oms ricorda anche che c’è chi proprio a causa di tale povertà è costretto a rinunciare alle cure: “Nessuno dovrebbe mai dover fare una scelta del genere. Eppure sono in tanti a farlo”.
La ricerca ha migliorato la prognosi, ma sono ancora troppo poche le persone che accedono realmente ai farmaci innovativi. Ne sono un esempio le donne con tumore del seno: nel mondo solo ad una su quattro vengono somministrati i farmaci salvavita, quelli che nei paesi ad alto reddito rappresentano da 25 anni lo standard di cura. “Per il momento – spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus – l’Oms include l’immunoterapia per il melanoma nell’elenco dei medicinali essenziali, ma non per altri tumori, a causa del compromesso tra impatto sul bilancio e impatto clinico. Stiamo valutando altre indicazioni e presto pubblicheremo un rapporto sulla rivista Lancet sull’impatto sul bilancio dei paesi a basso e medio reddito dell’inclusione dell’immunoterapia per il cancro ai polmoni, insieme alle opzioni politiche per migliorare l’accessibilità e la convenienza economica”. Da qui il monito del Dg dell’Oms ai ricercatori di includere i Paesi a basso e medio reddito nelle sperimentazioni cliniche sull’immunoterapia.
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