«È importante – si legge nel Rapporto – evitare che sul versante universitario le fuoriuscite dei docenti incidano sulla funzionalità delle scuole di specializzazione con gravi ripercussioni sul versante formativo»
Flat tax e Quota 100 non aiutano a far fronte alla carenza di personale, è quanto si legge nel Rapporto di coordinamento di finanza pubblica 2019 come riportato dal sito Quotidiano Sanità.it. «Si registrano – rimarca la Corte – carenze in alcune discipline, nonché per i medici di medicina generale».
«Il che comporta un aggravio di lavoro per gli organici in forza nelle strutture (si pensi all’area dell’emergenza, dove comunque occorre garantire la presenza medica) – si legge ancora nel Rapporto – o un allungamento delle liste di attesa (oltre che nella specialistica anche nella chirurgia, dove mancano gli anestesisti, necessari a garantire l’apertura delle sale operatorie). A rendere più difficile rispondere alle carenze contribuiscono, comunque, più fattori: i diversi regimi esistenti tra strutture private e pubbliche nella possibilità di svolgere lavoro in regime libero professionale e l’innalzamento delle soglie minime del regime forfettario a 65.000 euro con aliquota piatta al 15 per cento, che riduce per un medico con rapporto libero professionale le imposte di quasi due terzi rispetto ad un medico dipendente, orientando l’offerta di lavoro a tutto discapito del lavoro pubblico.
LEGGI: NEOLAUREATI NEI PRONTO SOCCORSO, OLTRE 50MILA FIRME PER DIRE NO
Inoltre, ciò rende conveniente optare per il regime extramoenia, compatibile con la flat tax entro la soglia individuata e fa venir meno il vincolo di equilibrio tra attività svolta in ambito istituzionale e attività svolta in regime libero-professionale. Inoltre, andrà valutato l’impatto della norma prevista dalla legge 145/2018, che dispone che le graduatorie di concorso possono essere utilizzate esclusivamente per i posti messi a concorso. In un momento in cui si pone un problema di carenza di personale e di forte ricambio generazionale tale disposizione può aumentare sia i costi che i tempi necessari per l’espletamento delle procedure concorsuali. Carenze di personale rese ancora più gravi per l’applicazione del regime agevolato della cd quota 100, che si stima comporti una accelerazione delle fuoriuscite di professionisti (sia medici che delle professioni sanitarie). È importante poi evitare che sul versante universitario le fuoriuscite dei docenti incidano sulla funzionalità delle scuole di specializzazione con gravi ripercussioni sul versante formativo».
Tuttavia la spesa sanitaria rimane sotto controllo. Nel report la Corte evidenza come il 2018 conferma i buoni risultati ottenuti nel controllo della spesa sanitaria: 115,4 miliardi (6,6 per cento del Pil), inferiore di poco meno di 1 miliardo rispetto alle previsioni di settembre. Ancora più di rilievo il risultato se si guarda al DEF 2014, che stimava una spesa in flessione e pari alla fine del quinquennio al 6,8 per cento del prodotto, ma su livelli assoluti più elevati (circa 121,3 miliardi). Si riduce l’incidenza sulla spesa primaria, passata dal 14,8 per cento nel 2013 al 14,6 nel 2018. Il profilo in lieve riduzione si conferma nel quadro tendenziale: 6,4 per cento l’incidenza sul PIL a fine periodo e 14,4 per cento sulla spesa. Una dinamica della spesa inferiore alle entrate e il rinvio di alcune uscite hanno consentito nell’anno di migliorare il contributo del settore agli obiettivi di finanza pubblica.