A Bologna i professionisti del centro terapeutico Antoniano offrono supporto ai piccoli scappati dalla guerra: «Il nostro obiettivo è fornire ai bambini e alle mamme uno spazio dove poter rielaborare attraverso il gioco, il movimento o l’arte i traumi subiti»
Giocano con i coetanei nel giardino della scuola, ma non appena sentono un rumore sordo, sbattere una porta o un cancello scattano in piedi e cercano riparo vicino alla maestra o, quando è presente, alla mamma. I bambini ucraini arrivati in Italia appaiono impauriti, fragili e in perenne stato di allerta. A confermarlo sono le parole di Annarosa Colonna, neuropsichiatra infantile dell’Antoniano di Bologna che ha accolto i piccoli con le loro mamme.
«I bambini soffrono di cefalea, hanno disturbi del sonno e di concentrazione e anche quando sono molto interessati ad una attività ludica si fermano al minimo rumore, come se fossero sempre pronti alla fuga – racconta la psicoterapeuta -. Il loro cervello è in costante situazione di alert e questo si riflette anche in altri ambiti: non vogliono uscire di casa per non separarsi dalla mamma, anche se prima erano bambini indipendenti». Tutti manifestano difficoltà comportamentali dovute all’esperienza traumatica vissuta che diventa ancora più impattante sui bambini che hanno disabilità.
A tre mesi dall’inizio del conflitto sono 39 mila i bambini che hanno trovato rifugio in Italia. Sono felici di essere qui, ma il legame con l’Ucraina è costante. «Alcuni si collegano in DAD con la scuola di provenienza, questo è fondamentale perché permette loro di mantenere viva la propria identità – spiega Annarosa Colonna –. Allo stesso tempo però in questo modo restano sintonizzati sul canale della guerra e questo fa sì che siano in perenne stato di ansia e quando ravvisano che è in atto una incursione aerea tendono a fuggire come se fossero ancora in pericolo. Cerchiamo allora di intervenire con l’aiuto delle mamme che hanno un ruolo fondamentale per calmare e disinnescare lo stato di paura che li pervade».
Le mamme sono forti, alcune molto giovani e sono sole con i bambini «Hanno bisogno di un luogo dove poter scaricare le loro emozioni – riprende la psicoterapeuta -, dove poter chiedere aiuto o conforto, tanto più quando i loro bambini hanno delle disabilità, con conseguente peggioramento anche delle capacità di adattamento». Si tratta di bambini che hanno vissuto in prima persona gli orrori della guerra e non vogliono separarsi dalla mamma neppure per andare a scuola. «Sono bambini che necessitano di un punto di riferimento emotivo costante – aggiunge – ed allora fanno lezione da casa».
Tante le iniziative messe in campo dal centro terapeutico Antoniano tra cui una giornata a porte aperte per mamme e bambini arrivati dall’Ucraina con visite specialistiche riabilitative multiprofessionali con l’aiuto di Natalia, una giovane educatrice ucraina fuggita prima del conflitto da Leopoli. «Il nostro obiettivo è fornire ai bambini e alle mamme uno spazio dove poter rielaborare attraverso il gioco, il movimento o l’arte i traumi subiti – racconta Annarosa Colonna -. A Bologna la società è inclusiva, l’amministrazione ha stabilito che tutti i centri estivi siano ad accesso libero per loro, tante famiglie hanno offerto di portarli al mare, ma la tendenza è di non spostarsi. L’unico viaggio che sognano di fare è di tornare a casa. È necessario un grande rispetto e tolleranza per i loro tempi, credo che questo sia indispensabile, esserci ed aspettare che anche loro siano pronti».
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