Prima dell’arrivo del 2020, l’Arabia Saudita avrà bisogno di 10mila medici. E di altri 20mila camici bianchi entro il 2030. Secondo gli esperti di Oxford Economics che hanno condotto lo studio, sono questi i numeri necessari per far fronte all’insufficienza di posti letto e alla crescita della popolazione cui il Paese assisterà nei prossimi anni. […]
Prima dell’arrivo del 2020, l’Arabia Saudita avrà bisogno di 10mila medici. E di altri 20mila camici bianchi entro il 2030. Secondo gli esperti di Oxford Economics che hanno condotto lo studio, sono questi i numeri necessari per far fronte all’insufficienza di posti letto e alla crescita della popolazione cui il Paese assisterà nei prossimi anni.
Sono due le strade che si possono percorrere per affrontare questa carenza: formare più medici ed infermieri locali o attrarre professionisti stranieri, magari rendendo più semplice le procedure per ottenere il visto. «La maggior parte del personale sanitario – ha dichiarato ad Arab News Mansoor Ahmed, direttore del dipartimento sanità e formazione di Colliers International – dopo un paio di anni passati in Arabia Saudita migra in Paesi occidentali dove trova maggiori opportunità formative e di carriera. Per evitare questo fenomeno e incentivare medici e infermieri a rimanere nel Paese, soprattutto ora che il loro contributo è necessario, è fondamentale che il governo istituisca un percorso formativo finalizzato al lavoro, oltre che attrarre risorse qualificate dall’estero».
Per poter agire efficacemente, bisogna considerare, inoltre, la nuova composizione della popolazione: «Tra il 2015 ed il 2050 – continua Mansoor Ahmed – in Arabia Saudita nasceranno 21 milioni di bambini. Sarà quindi necessario un numero molto grande di strutture e personale dedicato a loro: ostetriche, ginecologi e pediatri. Inoltre le aspettative di vita si stanno allungando, e presto serviranno più strutture di assistenza a lungo termine per gli anziani». Per lo stesso motivo serviranno geriatri e oncologi.
Secondo la dottoressa Camille Sirgi del Consiglio d’Amministrazione dell’ospedale Bareen di Abu Dhabi, l’Arabia Saudita dovrebbe seguire l’esempio degli Emirati Arabi Uniti, che lo scorso mese hanno annunciato la possibilità di richiedere visti a lungo termine, fino a 10 anni, per investitori e specialisti, medici inclusi, attraendo così talenti dall’estero e inducendone un trasferimento più permanente. È inoltre convinta del fatto che sia necessario istituire più college e università per formare talenti sauditi, offrendo magari a coloro che decidono di studiare medicina incentivi finanziari e sussidi.
E se nelle aree metropolitane la carenza riguarda soprattutto gli specialisti, nelle zone rurali mancano anche le strutture sanitarie primarie: «Ci dovrebbero essere più programmi per sviluppare la sanità delle piccole città e delle regioni più remote – ha sottolineato un’infermiera australiana che lavora in Arabia Saudita». A questi, si dovrebbe aggiungere anche una maggiore educazione della popolazione su stili di vita salutari e su come prendersi cura di se stessi, in modo da ridurre il numero di malati e rendere la carenza di posti letto meno critica.