Il presidente cileno annuncia riforme sociali: la creazione di un “Seguro de Enfermedades Catastróficas”, grazie al quale verrà stabilito un tetto per le spese riservate da ogni famiglia cilena alla sanità e l’ampliamento di un programma già esistente che riduca il prezzo delle medicine
Dopo la più imponente manifestazione di piazza dal ritorno della democrazia in Cile, che ha visto sfilare per le strade di Santiago oltre un milione di persone, il presidente Sebastian Piñera prova a correre ai ripari.
Prima ha annunciato la formazione di un nuovo governo e poi la revoca dello stato di emergenza. Secondo step sono le riforme economiche, parte essenziale della strategia del presidente per fermare le proteste che vanno avanti al grido di “Chile despertò!”. Piñera ha chiesto Parlamento di approvare rapidamente le proposte dell’agenda sociale presentata dal governo martedì scorso. Proposte che vanno da un aumento del salario minimo e della pensione minima al congelamento del prezzo dell’elettricità. Nessun riferimento, però, alla nuova Costituzione che viene chiesta sempre più a gran voce.
«Di fronte alle legittime necessità e domande sociali della cittadinanza, abbiamo ascoltato con molta attenzione e molta umiltà, perché ci è stato mandato un messaggio molto potente – ha detto Piñera -. È vero che i problemi non si sono prodotti negli ultimi giorni, si accumulavano da decenni. Però è vero anche che i diversi governi che si sono susseguiti in Cile non sono stati capaci di riconoscere questa situazione in tutta la sua gravità. Una situazione di disuguaglianze e abusi che ha significato un’espressione genuina e autentica di milioni e milioni di cileni. Riconosco questa mancanza di comprensione e chiedo scusa ai miei concittadini».
Piñera, già presidente dal 2010 al 2014, ha poi annunciato riforme sul salario minimo, sulle pensioni e sulla sanità. Le promesse più rilevanti sono l’istituzione di un salario minimo di 350mila pesos (430 euro) per tutti i lavoratori full-time, che implica un’integrazione da parte dello stato per chi con il suo stipendio non raggiunge la cifra stabilita; l’aumento delle pensioni minime del 20 per cento e altri interventi successivi previsti per il 2021 e 2022 e rivolti ai cileni con più di 75 anni di età; la creazione di un “Seguro de Enfermedades Catastróficas”, grazie al quale verrà stabilito un tetto per le spese riservate da ogni famiglia cilena alla sanità; l’ampliamento di un programma già esistente che riduca il prezzo delle medicine; e l’introduzione di un meccanismo che stabilizzi il costo dell’elettricità, e che di fatto annulli il recente aumento del 9,2 per cento delle tariffe che aveva provocato molto malcontento sociale.
Piñera ha anche parlato della necessità di fare una legge per creare un fondo di solidarietà per aiutare le famiglie di genitori lavoratori che hanno figli con meno di due anni, e ha proposto che i municipi più grandi e con maggiore reddito aiutino quelli con meno risorse, in modo da ridurre le disuguaglianze.
Attualmente il sistema della sanità pubblica è orientato verso la privatizzazione dei servizi. I cileni sono costretti a destinare il 7% del proprio stipendio ad un’assicurazione sanitaria a scelta tra quella del sistema pubblico – il Fondo nazionale per la salute (Fonasa) – e quella privata. Circa 14 milioni di persone hanno scelto il pubblico, ma i servizi a disposizione negli ospedali sono sempre più carenti. Non va neanche meglio a chi si orienta verso il privato, i cittadini più abbienti: le prestazioni sono molto costose e la copertura sanitaria è più bassa, soprattutto per donne e anziani, il che crea ulteriori discriminazioni.