Medici in gabbia. Accade in Turchia, in seguito al colpo di Stato fallito che ha spinto il presidente Erdogan a rastrellare il più possibile oppositori, veri o presunti, da ogni parte del Paese per affermare una leadership ancora più forte e totalitaria. Giornate dure per chiunque, dunque, ma in particolar modo per il personale sanitario […]
Medici in gabbia. Accade in Turchia, in seguito al colpo di Stato fallito che ha spinto il presidente Erdogan a rastrellare il più possibile oppositori, veri o presunti, da ogni parte del Paese per affermare una leadership ancora più forte e totalitaria. Giornate dure per chiunque, dunque, ma in particolar modo per il personale sanitario del posto. I camici bianchi che operano nelle strutture sanitarie statali, infatti, non solo non possono andare all’estero (così come tutti i dipendenti pubblici) neanche per un viaggio, ma sono anche stati costretti a rinunciare alle proprie ferie (unici tra tutti i lavoratori) perché potrebbero avvenire nuovi fatti di sangue e il loro supporto sarebbe dunque necessario. Per non parlare poi di tutti i professori universitari arrestati, tra i quali figurano diversi esponenti del mondo medico e sanitario. Se si aggiunge poi che è stata annunciata la sospensione della Convenzione europea per i diritti umani per il periodo in cui resterà in vigore lo stato d’emergenza, il quadro è completo e quanto mai fosco.