L’assessore alla Salute della Regione governata da Nello Musumeci spiega ai nostri microfoni cosa si aspetta dal Governo dopo il tavolo di trattativa avviato con le Regioni del Nord. «Sud venga messo in condizione di crescere»
«Non siamo contrari all’autonomia differenziata ma anche noi vogliamo sederci al tavolo di trattativa con lo Stato. Il Mezzogiorno fa fatica a tenere il passo e se il Pil italiano cresce meno degli altri è proprio a causa di questo ritardo». Così Ruggero Razza, Assessore alla Salute della Regione Sicilia, ai nostri microfoni spiega il suo punto di vista su uno dei temi più discussi, a livello politico, di questi giorni.
La richiesta di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto – seguiti da diverse altre regioni del Nord – è quella di una maggiore autonomia su diverse materie molto importanti per i cittadini. Tra questi ambiti c’è, ovviamente, anche la Sanità. E a chi paventa il pericolo della creazione di 21 servizi sanitari completamente differenti l’uno dall’altro, Razza risponde: «Con coordinamento adeguato non correremo questo rischio».
Assessore, il tema di questi giorni è l’autonomia differenziata che stanno chiedendo le regioni del Nord. Come valuta questa opportunità?
«Come ha già avuto modo di dire il Presidente Musumeci, come Regione non siamo contrari per principio all’autonomia differenziata, che altro non è che l’attuazione degli articoli 116 e 117 della Costituzione. Vogliamo però che al tavolo in cui siedono lo Stato e le Regioni del Nord possa accompagnarsi un dialogo analogo con quelle del Sud. Nel caso di una Regione a statuto speciale come la Sicilia ci aspettiamo inoltre l’integrale attuazione del nostro statuto e quelle regole minime di perequazione tra Nord e Sud del Paese che devono servire a far recuperare quel ritardo, a volte di diversi decenni, alla parte che ha più difficoltà a crescere, ovvero il Mezzogiorno. Se noi lamentiamo oggi una crescita del Pil più bassa rispetto agli altri Paesi europei, questo si verifica perché esiste una parte di Paese, per l’appunto il Mezzogiorno, che non riesce a crescere adeguatamente».
La critica che si pone spesso a questa riforma, per quanto riguarda l’ambito sanitario, è che si possano creare 21 sistemi sanitari completamente diversi. Non vede questo pericolo?
«Se ci sarà, come sono certo, un coordinamento adeguato tra tutte le Regioni e un valore assolutamente pregnante del principio costituzionale del diritto alla salute, credo di no. Il problema può essere diverso e ben più grave dal punto di vista organizzativo ed è legato ai tempi di attuazione: se Regioni che oggi sono nelle condizioni di avere un avanzo di amministrazione, e quindi un attivo importante legato anche al sistema della mobilità, potranno assumere più velocemente delle Regioni del Sud allora sì, in quel caso, potrà verificarsi un problema molto grave. È nella responsabilità del governo nazionale impedire che questo si verifichi».