Sanità 16 Dicembre 2019 10:32

«Con le equipe mobili abbiamo tenuto aperti i reparti. Ora sfida è la cronicità». Parla l’assessore alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu

Tra i fronti aperti della sanità sarda la cronica carenza di personale e le poche borse di specializzazione a disposizione. anche quello delle auto medicalizzate: «Con il corso Met per i medici dell’emergenza territoriale contiamo di ridare un po’ di organici alle ambulanze medicalizzate in modo da supplire alle carenze di questo servizio» spiega Nieddu

«Con le equipe mobili abbiamo tenuto aperti i reparti. Ora sfida è la cronicità». Parla l’assessore alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu

«La presa in carico dell’anziano cronico è una delle cose che più ci stanno a cuore perché è quello che ci permetterebbe di supplire alle tante carenze e quindi spostare il modello di assistenza dall’ospedale al territorio è una delle nostre priorità». Mario Nieddu, assessore alla Sanità della regione Sardegna, spiega a Sanità Informazione quali sono le priorità della sua azione amministrativa. Nieddu è stato scelto da Christian Solinas, governatore dell’isola da pochi mesi dopo la vittoria della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni regionali, a cambiare il volto della sanità sarda, in primis cambiando la scelta della precedente giunta di istituire la Asl unica. Ma a complicare le cose c’è anche la ormai cronica carenza di personale che sull’isola rende complicato garantire i servizi: «Facendo spostare le equipe anziché fossilizzarsi sul vecchio schema siamo riusciti a tenere aperti tutti i reparti» spiega Nieddu.

In Sardegna c’è stata la riforma dell’Asl unica, che voi avete avversato. Quali sono i primi provvedimenti che ha preso in Sardegna in questi mesi?

«La prima cosa che ho fatto e che continuo a fare è tappare tutte le falle dovute alle criticità del sistema con problematiche importanti di carenza di personale. Per questo abbiamo attivato dei modelli virtuosi di supplenza facendo spostare le equipe anziché fossilizzarsi sul vecchio schema e questo già ci ha dato qualche soddisfazione. Siamo riusciti a tenere aperti tutti i reparti in questo modo. Abbiamo preso tanti provvedimenti: abbiamo aumentato le borse di studio per gli specializzandi perché le borse regionali sono crollate negli ultimi cinque anni da 130 a sole 29. Abbiamo aumentate di poco e l’anno prossimo abbiamo previsto un raddoppio. Abbiamo attivato per la prima volta dopo quindici anni il corso Met per i medici dell’emergenza territoriale visto che avevamo ormai gli equipaggi delle ambulanze medicalizzate che a fronte di un organico di sei medici in alcuni punti eravamo a tre, a volte due e addirittura non riuscivamo a garantire nemmeno i turni. Con questo corso contiamo di ridare un po’ di organici in modo da supplire alle carenze di questo servizio».

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La Sardegna è un territorio molto vasto: in questo senso la medicina del territorio può rappresentare uno strumento importante per garantire la salute a tutto. State facendo qualcosa da questo punto di vista?

«Il territorio è importante per la Sardegna perché sono 24mila kilometri quadrati con un milione 600mila abitanti con una densità di popolazione bassissima, comunità molto piccole, centri abitati molto piccoli con popolazione ovviamente anziana con pluripatologie croniche notevoli, quindi la presa in carico dell’anziano cronico è una delle cose che più ci stanno a cuore perché è quello che ci permetterebbe di supplire alle tante carenze e quindi spostare il modello di assistenza dall’ospedale al territorio è una delle nostre priorità. Chiaramente in pochi mesi non abbiamo potuto ancora implementare il sistema ma è una delle priorità che vedranno il massimo dello sforzo nel prossimo futuro».

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