Dalla Francia alla Corea del Sud, fra emergenza che continua e preparativi in corso
Oscurata completamente dalle nuove misure drastiche adottate dal governo italiano, la situazione Coronavirus in tutta Europa e nel mondo continua a manifestare i contorni dell’emergenza. «La Francia – scrive Le Monde – si prepara alla fase tre dell’epidemia». I cugini d’oltralpe sono ad oggi il terzo Paese più colpito d’Europa dall’ondata di Covid-19: già da venerdì le autorità sanitarie sono pronte ad uno scenario “all’italiana”, anche se per ora le misure previste sarebbero allo stato iniziale: «A questo stadio, nessuna misura nazionale di quarantena, di chiusura delle scuole o di restrizione della circolazione è stata prevista». Il piano di prevenzione anti-epidemico risale al 2011 e comprende misure da decidersi regione per regione. «Non paralizzeremo la vita economica e sociale del Paese», promette per ora il ministro della Sanità, Olivier Veran. Il 15 e il 22 marzo sono in programma le elezioni municipali francesi, si vota in comuni importanti – primo fra tutti Parigi – e per ora non si prevedono ipotesi di slittamento, anche se se ne discute.
Il nucleo dell’epidemia tedesca, da oltre 1000 casi, secondo Paese europeo colpito, è concentrato fra i due stati del Nordreno-Vestfalia e dell’Assia. Secondo la Frankfurter Allegmeine Zeitung proprio in Assia ci si sta «preparando alla diffusione del Covid-19 e si stanno ammassando grandi quantità di equipaggiamento protettivo. La protezione civile locale sarà equipaggiata con 450mila pezzi di guanti monouso, oltre 60mila abiti protettivi, 30mila paia di occhiali e 180mila maschere. Ci sono inoltre 3mila mascherine, 70mila camici, un milione di mascherine chirurgiche e 30mila pezzi di sacchi per i rifiuti». Nonostante «la paura dell’infezione rimanga alta», ad oggi le autorità fanno sapere che i contagiati di cui si ha notizia avrebbero solo «sintomi lievi o assenti» e che dunque il quadro non desterebbe preoccupazioni.
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Situazione completamente diversa a Heinsberg, nel Nordreno-Vestfalia appunto, il luogo delle prime infezioni tedesche; racconta Der Spiegel che «le strade sono deserte. I cittadini sono in casa in quarantena volontaria. Gli olandesi, che vivono al di là del confine e spesso vengono qui a fare acquisti, si tengono alla larga. Un bar che chiude alle 18.00 ha anticipato alle 14.00, i farmacisti danno medicine tramite le porticine per il servizio notturno. All’ospedale persino i genitori dei neonati vengono fermati e interrogati: quali città hanno visitato prima di arrivare? Hanno sintomi di febbre? Le visite in carcere sono sospese, un incontro per anziani è stato cancellato come d’altronde le partite di calcio».
In Spagna per ora i casi sono concentrati in tre regioni: Madrid, La Rioja e nei Paesi Baschi; per El Pais la situazione del contagio ad oggi sta sperimentando un “salto di qualità” nella penisola iberica.
Fuori dalla Cina, dove le ultime notizie parlano di un successo della straordinaria mobilitazione del servizio sanitario nazionale, è l’Iran il Paese con il maggior numero di contagi. «Uno stop al traffico in alcune strade del Paese, in particolare dirette verso le province turistiche, è stato approvato e reso eseguibile fin da giovedì», scrive il Teheran Times citando l’agenzia IRNA: «Il governo ha anche approvato la misura straordinaria della chiusura di gran parte del nord del Paese. È stato consigliato di evitare viaggi verso le province del nord», aggiunge l’agenzia, citando la disponibilità del governo a provvedere con la forza in caso di violazioni. All’inizio della settimana l’OMS, scrive sempre Teheran Times, ha «inviato un aeroplano carico di tonnellate di dispositivi medici e di tamponi». Parliamo di aiuti per 300mila dollari che vanno ad aggiungersi al pacchetto di emergenza stanziato dal governo iraniano, un intervento da 170 milioni di dollari. Intanto in Arabia Saudita sono stati confermati altri casi di contagio da Covid-19.
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Tensione alla frontiera nippo-coreana, con le principali compagnie aeree di Seoul che hanno deciso lo stop per tutti i voli verso Tokyo e gli altri aeroporti giapponesi. Il Korea Times parla di 16 rotte chiuse su 17 totali, con aerei a terra sia per le compagnie major che quelle low cost, che d’altronde da diversi giorni stavano sperimentando un calo considerevole in prenotazioni e viaggiatori: la Corea del Sud rimane il secondo Paese più colpito al mondo, con oltre 7mila casi accertati all’aggiornamento odierno. Secondo l’Asahi Shimbun intanto, in tutto il Giappone sono molti i servizi che vengono sospesi, fra cui il servizio di assistenza infermieristica domiciliare.
In Cina intanto i media continuano a celebrare «il trend positivo» del grafico dei contagi: nella Repubblica Popolare i nuovi infetti sono «nell’ordine di decine per la prima volta dallo scorso gennaio», segno che gli sforzi per il contenimento del contagio sono andati nella giusta direzione, come scrive l’agenzia Xinhua. I dati al 6 marzo parlavano di un numero di guariti superiore alle 50mila unità e anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lodato gli sforzi di Pechino che si sarebbe dimostrata in grado di contenere l’infezione «dopo l’iniziale dinamica di malagestione», riporta il New York Times; in uno sfortunato incidente sono però morte 10 persone a causa di un crollo in una struttura dedicata appunto alle cure per il nuovo Coronavirus.
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