Il deputato di Fratelli d’Italia Marcello Gemmato, farmacista, mette in guardia da una eccessiva dipendenza dalla Cina sul fronte farmaceutico. Poi chiede che anche i farmacisti siano forniti di mascherine: «Mi chiamano continuamente i colleghi per dirmi: noi le vorremmo non perché non ce le possiamo permettere ma perché non arrivano. Eppure ogni giorno i farmacisti sono a contatto con centinaia di persone»
«Bisogna stare attenti: se in Cina non si dovesse risolvere in quattro-cinque mesi la criticità del coronavirus, l’Italia potrebbe restare senza farmaci perché la quasi totalità dei principi attivi e degli eccipienti viene da Pechino». L’allarme arriva da Marcello Gemmato, deputato di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Affari Sociali della Camera. L’emergenza coronavirus, tra i tanti effetti negativi, ha fatto emergere anche la dipendenza dell’Italia e dell’Europa dall’industria del paese del Dragone. Anche Federfarma aveva messa in guardia pochi giorni fa: la chiusura prolungata di aziende in Cina può mettere in serio pericolo la fornitura di materie prime necessarie a produrre farmaci.
Uno scenario da incubo, ma a cui secondo il parlamentare di Fratelli d’Italia si può porre rimedio: «L’Italia, e penso all’istituto chimico-farmaceutico militare di Firenze, potrebbe darsi una autonomia e una ‘autarchia’ dal punto di vista della produzione strategica di principi attivi ed eccipienti per i farmaci. Perché oggi c’è il coronavirus, domani potrebbe esserci un embargo, o, ma speriamo di no, una guerra. Noi non possiamo essere così dipendenti da altre nazioni in un ambito così strategico».
Gemmato non rinuncia a una stoccata verso l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte: «Chi governa non dovrebbe dare input discordanti rispetto a un evento così intenso anche dal punto di vista psicologico per gli italiani. Perché sentirsi dire da chi governa che le scuole vanno chiuse, anzi no, anzi sì vanno chiuse, determina disorientamento verso chi oggi vorrebbe punti fermi e saldi. Bisogna ricordare agli italiani che l’Italia è il quarto sistema sanitario del mondo, secondo i dati di Bloomberg, ed è quindi attrezzato per gestire momenti di crisi come questo. Ma serve determinazione nell’affrontare il problema. Le critiche di Conte al sistema sanitario lombardo non hanno fatto bene».
Secondo Gemmato bisogna attrezzarsi per fronteggiare al meglio l’emergenza e una soluzione può essere quella di riaprire alcuni nosocomi chiusi: «Rivolgerei l’attenzione maggiore al fatto di poter attrezzare strutture, fare un sondaggio sul territorio delle strutture recentemente chiuse, perché l’applicazione del DM 70 del 2015 ha portato alla chiusura di tanti ospedali e strutture ospedaliere. Bisogna riattrezzare quelle per gestire i picchi che a breve possono arrivare. Il tema è quello di programmare per non farci trovare impreparati rispetto al momento di picco che provocherà dei danni».
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I pensieri di Gemmato, inevitabilmente, vanno ai colleghi farmacisti: il deputato è infatti titolare di una farmacia a Terlizzi, in provincia di Bari. Quando gli chiedo però se i farmacisti hanno ricevuto i dispositivi individuali di protezione la sua risposta è lapidaria: «No. Abbiamo presentato un emendamento insieme al collega Mandelli all’ultimo Dpcm ma non è stato preso in considerazione. È un paradosso: noi farmacisti non abbiamo mascherine da vendere né quelle per noi. Mi chiamano continuamente i colleghi per dirmi: noi le vorremmo non perché non ce le possiamo permettere ma perché non arrivano. Vorremmo una dotazione nostra per proteggerci che ad oggi non c’è».
Poi c’è l’orgoglio del ruolo delle farmacie che anche in questa emergenza coronavirus stanno facendo la loro parte: «Se oggi il sistema sanitario sta tenendo è anche grazie alle farmacie perché in farmacia quotidianamente entrano milioni di persone che molte volte vogliono anche il semplice consiglio, vogliono essere tranquillizzate. Non c’è solo il tema della tenuta e della dispensazione del farmaco in tutti i comuni. Partendo dal centro di Roma fino ad arrivare al cucuzzolo della montagna c’è sempre una croce verde e un camice bianco a rappresentare il Sistema sanitario nazionale, perché noi siamo parte convenzionata del Sistema sanitario nazionale. Per questo è sempre più urgente una farmacia dei servizi».
«Per fortuna non ho notizie dirette rispetto a colleghi in quarantena – conclude Gemmato –. Ma nel momento in cui questo dovesse avvenire sarebbe un problema sia per la sanità pubblica, perché se le farmacie chiudono si sguarnisce il territorio di un presidio fondamentale, sia per il fatto che se si dovesse ammalare un farmacista, essendo a contatto con centinaia di persone, diventerebbe esso stesso un untore. Per questo è importante dotare i farmacisti di mascherine e renderli non vettori del virus».
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