Il caso Modi (India), Bolsonaro (Brasile) e Johnson (UK) al centro dell’editoriale del British Medical Journal
Sono leader «illiberali e populisti» che scherzano col fuoco quelli che, non rispettando le regole dei giorni dell’epidemia da coronavirus, di fatto «vedono gli scienziati come loro oppositori». Durissimo l’editoriale del British Medical Journal che, accanto alle notizie che arrivano dagli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump si è proclamato immune dal SARS–CoV–2 e ha ripreso quasi regolarmente le sue attività come se nulla fosse, pone gli esempi di altri capi di Stato che «rifiutano la scienza, sottovalutano la crisi da Covid-19 e provano a fabbricare buone notizie». Il BMJ cita Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, Boris Johnson, primo ministro inglese, e Narendra Modi, capo di Stato dell’India.
Di questi l’esempio meno noto alle cronache è probabilmente quello indiano, nonostante la più grande democrazia liberale del mondo si piazzi oggi al secondo posto nella classifica dei contagi. «Modi ha criticato i media per aver tenuto un atteggiamento troppo pessimistico riguardo l’epidemia nel Paese, mentre il Consiglio Indiano per la Ricerca Medica, nel tentativo di compiacerlo, ha affermato che il Paese avrebbe avuto il vaccino pronto per il 15 agosto, il giorno dell’indipendenza indiana», scrive Gregg Gonsalves, epidemiologo dell’università di Yale ed editorialista per questo intervento sul BMJ.
Per il resto, come è forse più noto anche in Italia, «Jair Bolsonaro ha licenziato il suo ministro della Salute lo scorso aprile perché proponeva misure di distanziamento sociale», mentre Boris Johnson, che fra l’altro come Bolsonaro ha contratto il coronavirus, ha pienamente sostenuto «il suo principale consigliere, Dominic Cunnings, che ha ripetutamente infranto le norme del contenimento sociale, e ha chiesto ai giornalisti di non parlare più con il capo consulente scientifico Patrick Vallance e il responsabile medico generale, Chris Whitty».
Cosa accade? Perché questi leader negano sfrontatamente le evidenze scientifiche e fattuali? Il tema sarebbe politico: «Il filosofo Jason Stanley e lo storico Federico Finchelstein hanno sostenuto che la coerenza narrativa e il senso comune sono inutili con gli “uomini forti”. Per queste figure l’unica autorità è quella del leader. L’autorità razionale, la scienza, è vista come una sfida all’unica autorità che riconoscono, come un pericolo. Ecco che questi leader vedono allora gli scienziati come loro nemici».
L’editoriale del BMJ si chiude con una nota amara, come se gli autori lasciassero intendere che assai spesso non c’è molto altro da fare se non lasciare che il tempo scorra. «Il presidente del Sudafrica Thabo Mbeki aveva un simile atteggiamento di negazione nei confronti della scienza e si rifiutò di fornire farmaci antiretrovirali ai suoi cittadini, il che produsse oltre 350mila morti da AIDS. In ogni caso, dopo l’uscita di scena di Mbeki, il Sud Africa ha riavviato il suo programma di risposta all’AIDS e ha oggi il miglior programma di trattamento anti-HIV del mondo. Questa è esattamente la linea che possiamo seguire per ripristinare gli interventi di salute pubblica».
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