Paolo Tiramani, deputato della Lega, è anche sindaco del comune in provincia di Vercelli e spiega la sua iniziativa per aiutare i genitori che lavorano: «I bambini saranno seguiti attraverso un progetto simile al pre e dopo-scuola, estendendo l’orario dalle 8 alle 18. Ogni mini classe sarà composta da cinque bambini e seguita da un educatore». Al protocollo sanitario stanno lavorando i virologi Vineis e Di Perri
Non è facile fare il sindaco ai tempi del Covid-19. E non solo perché il sindaco è l’autorità sanitaria locale ma anche perché, soprattutto nei piccoli comuni italiani che sono la maggioranza, i sindaci sono un punto di riferimento per il territorio, spesso oggetto di domande e interrogativi ai quali non è sempre facile dare una risposta. Lo sa bene Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, comune di quasi 13mila anime nel vercellese, e deputato della Lega da sempre in prima linea sui temi di sanità, essendo componente della Commissione Affari Sociali.
«Ogni qual volta il premier emette un Dpcm si scatena il panico, il caos – afferma il deputato a Sanità Informazione -. Tutti vogliono capire cosa possono fare e cosa no. Poi ovviamente come in tutte le cose ci sono le fazioni: quelli che non vedono l’ora di riprendere una sorta di normalità e quelli che invece invitano gli altri a essere cauti. Io pubblico delle cose su Facebook con centinaia di commenti: a volte gli stessi che mi ringraziano, poi litigano tra di loro».
Tiramani è stato protagonista in queste settimane di due iniziative: attraverso una interrogazione, è stato tra i primi a chiedere di estendere il concetto di ‘congiunti’ che tanto ha fatto discutere in questo avvio di fase due allargandolo a fidanzati e fidanzate, almeno all’interno della propria regione.
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La seconda idea, che sta riscuotendo successo anche fuori dai confini comunali, è quella di riaprire le scuole comunali per ospitare i figli delle coppie che torneranno al lavoro. «Abbiamo già fatto una circolare per i bambini di Borgosesia, che sono oltre 700 tra i 3 e i 10 anni, per capire quali famiglie avranno realmente questo tipo di necessità – spiega Tiramani -. Quindi la condizione economica, chi effettivamente ha entrambi i genitori che lavorano. Se una mamma o un papà sono a casa, non possono accedere a questo servizio. Lo scopo è di ammettere un numero inferiore di bambini, un 10-15% di quei 700. I bambini saranno seguiti attraverso un progetto simile al pre e dopo-scuola, estendendo l’orario dalle 8 alle 18. Ogni mini classe sarà composta da cinque bambini e seguita da un educatore. Così un genitore che va a lavorare sa di poter contare su un vero aiuto che il governo non ha fornito perché, al netto dei 15 giorni del congedo parentale oltretutto a metà stipendio, non ho sentito parlare di altre forme di aiuto. Questo è un aiuto che al comune potrà costare diverse risorse, ho fatto un calcolo e siamo sui 30mila euro al mese, ma per questi tre-quattro mesi che seguiranno per arrivare a settembre sono disposto a mettere delle risorse sul campo».
Sui rischi sanitari, però, il sindaco sembra non avere dubbi: «Darò un incarico nei prossimi giorni a due importanti virologi piemontesi che partecipano alla task force regionale che sono il dottor Vineis e dottor Di Perri per fare un protocollo. Ovviamente condividono l’idea. Cercheremo di essere operativi il prima possibile».
La città di Tiramani e tutta la Valsesia registrano anche un importante record in netta controtendenza rispetto all’andamento nazionale: le RSA della zona non hanno registrato casi di coronavirus: «Credo sia un record nazionale – ci spiega Tiramani – ripreso anche dal Tg2 e dal TgR Piemonte. Il fatto che ci siano sei case di riposo gestite da quattro operatori diversi ha portato a una notevole concorrenza tra loro che non è legata alla retta o al prezzo più basso ma piuttosto agli standard qualitativi e questo ha portato indirettamente dei benefici».
Con l’avvio della fase due Tiramani vorrebbe fare di più per aiutare i lavoratori e le imprese che ancora non possono ripartire, ma i poteri del sindaco sono limitati: «Sono molto rispettoso dei Dpcm e delle restrizioni regionali, credo che tutto quello che possa fare come sindaco per aiutare alcune attività si limiti agli orari per il take away e per le consegne a domicilio. Credo che ci siano delle categorie per i servizi alla persona che sono penalizzati ma non sono in grado di stabilire se veramente il primo giugno sia una data corretta per la riapertura. Ci saremmo aspettati delle riaperture più rapide. Io mi ero figurato l’11 maggio per la vendita al dettaglio, il 18 di maggio per i servizi alla persona. Invece i negozi al dettaglio saranno aperti il 18, i servizi alla persona il primo giugno».
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