La parlamentare M5S Stefania Mammì tra le prime a presentare un Ddl per l’istituzione della Giornata nazionale delle vittime racconta la sua esperienza: «I miei colleghi infermieri sono eroi perché solo gli eroi antepongono la vita degli altri alla propria». Ai ragazzi dice: «Non abbassiamo la guardia»
«Ho partorito la mia bambina in piena crisi sanitaria, davo la vita mentre tutto intorno a me sapeva di morte. I medici erano in tilt e le strutture sanitarie sature, si dava alla luce un figlio in solitudine e in solitudine nella camera accanto si moriva». È toccante la testimonianza di Stefania Mammì, infermiera e deputata M5S che, da lombarda, è stata tra i primi parlamentari ad avere la sensibilità di presentare un Disegno di legge per la creazione di una Giornata nazionale delle vittime del Covid-19, approvato dalla Camera dei deputati in prima lettura.
Mammì, diventata mamma proprio durante i giorni più difficili della pandemia, è rimasta sempre in contatto con i colleghi infermieri che erano al fronte: «I miei colleghi sono stati degli eroi. Perché solo gli eroi non hanno paura di morire, antepongono la vita degli altri alla propria, si sottopongono a fatiche e restrizioni ai limiti dell’umano, si privano della libertà pur di essere sempre a disposizione. Hanno tutti dimostrato impegno e professionalità malgrado intorno a loro il sistema sanitario regionale dimostrava falle ed esprimeva quella malagestione su cui oggi la magistratura sta indagando. La responsabilità politica di Gallera e Fontana e la fallimentare gestione della Lega sono sotto gli occhi di tutti» afferma senza mezzi termini la deputata pentastellata.
«Io provengo dalla regione più colpita in assoluto dal Covid-19, la Lombardia e proprio in quei giorni ho partorito – continua -. Non potrò mai dimenticare l’ansia di quei momenti, proteggevo la mia creatura e chiedevo al mio Governo di proteggere tutti gli italiani. Pensare dunque di istituire una Giornata del ricordo era semplicemente doveroso per chi è stato portato via dal Covid, per chi non ha avuto una degna sepoltura e il ricordo dei propri cari».
La Giornata nazionale sarà celebrata il 18 marzo di ogni anno, una data non casuale: «Nella notte tra il 18 e il 19 marzo abbiamo assistito al tragico corteo dei mezzi militari che portavano via dalla città di Bergamo i feretri dei deceduti causa Covid, in altre regioni, per la cremazione – ricorda Mammì -. Un’immagine che rimarrà per sempre scolpita nella memoria di tutti gli italiani. Ho pianto per i parenti di quelle vittime che non avrebbero mai più potuto abbracciare i loro cari e mi è anche cresciuta tanta rabbia per gli errori commessi nella gestione della pandemia della mia regione. Errori che risalgono ad una gestione antica, chiamata “era formigoniana”, dove il privato ha spadroneggiato a discapito del pubblico».
La pandemia ha sicuramente portato alla ribalta tutte le professioni sanitarie e in particolare la figura dell’infermiere su cui il Governo ha deciso di puntare: con il Dl Rilancio è prevista l’assunzione di 9600 infermieri di famiglia. «Avrà certamente un ruolo importante perché manca l’assistenza territoriale e si colma un vuoto: anzi, fosse stata istituita prima questa figura non avremmo vissuto quello che è accaduto durante la pandemia – spiega Mammì -. Le famiglie si sono ritrovate ad assistere i parenti con patologie croniche ed improvvisarsi infermieri senza averne le competenze. Anche il Parlamento ha già iniziato a lavorare sul tema, e io stessa sono prima firmataria di una proposta di legge per la valorizzazione di questa figura professionale, finora molto sottovalutata a mio avviso».
Il Ddl prevede anche di mettere in piedi iniziative nelle scuole per ricordare l’enorme sforzo fatto da tutto il sistema Paese per contenere il virus. «Ai ragazzi vorrei dire solo di non abbassare la guardia, di avere amore per la propria salute e per quella degli altri, di usare la mascherina come chiedono le ordinanze regionali e di avere rispetto per la vita, perché non deve mai più accadere a nessuno di morire da solo in un reparto di terapia intensiva o nel corridoio di una corsia di ospedale» conclude la parlamentare M5S.
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