Sanità 8 Maggio 2019 10:07

Cybersecurity, l’allarme del Garante della Privacy: «Attacchi alla sanità cresciuti del 99%»

«La carente sicurezza dei dati e dei sistemi – ha rilevato Antonello Soro durante la sua relazione al Parlamento – che li ospitano può rappresentare una causa di malasanità». La soluzione potrebbe arrivare dall’utilizzo della Blockchain

Cybersecurity, l’allarme del Garante della Privacy: «Attacchi alla sanità cresciuti del 99%»

Sanità sotto cyber-attacco, è l’allarme lanciato dal Garante della Privacy, Antonello Soro nel suo discorso di presentazione della Relazione al Parlamento. «Il 2018 è stato definito, dal Clusit, l’anno peggiore relativamente alla sicurezza cibernetica, così costantemente esposta a minacce da configurare una sorta di cyber-guerriglia permanente». Spiega Antonello Soro, le cui parole sono state raccolte da QuotidianoSanità.it.

«Se nel settore pubblico in generale gli attacchi sono cresciuti nell’ultimo anno del 41%, – continua il Garante – in ambito sanitario l’incremento ha toccato l’acme del 99% rispetto all’anno precedente, con effetti tanto più gravi che in altri settori perché l’alterazione dei dati sanitari può determinare – come abbiamo sottolineato anche rispetto al fascicolo sanitario elettronico – errori diagnostici o terapeutici».

L’allarme era già stato lanciato nei mesi scorsi dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata: «Gli attacchi informatici di ogni tipo aumentano in modo considerevole ogni anno – spiegava Andrea Albanese, responsabile dell’Area IT di Aiop – e i dati a disposizione tengono conto solo di quelli che sono noti o particolarmente gravi. Ad esempio, l’aumento rispetto all’anno precedente è dell’ordine del 36%, secondo i dati presentati la scorsa settimana dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Milano».

LEGGI: CYBERSECURITY, ALBANESE (AIOP): «IN UN ANNO + 36% DI ATTACCHI INFORMATICI. NEL MIRINO ANCHE ASL E OSPEDALI». E PER LA SICUREZZA DEI DATI SI GUARDA ALLA BLOCKCHAIN

«La carente sicurezza dei dati e dei sistemi – ha rilevato Soro durante la sua relazione al Parlamento – che li ospitano può rappresentare, in altri termini, una causa di malasanità. O, come nel caso di cui ci siamo occupati, degli embrioni scambiati, la violazione delle regole essenziali di protezione dati può avere effetti deleteri nei processi medici, tanto più gravi ove quei processi incidano su aspetti qualificanti l’esistenza individuale: la nascita, la morte, la genitorialità. Specularmente, la protezione dei dati è un fattore determinante di efficienza sanitaria, funzionale anche alla correttezza del processo analitico fondato su big data. Dall’esattezza dei dati utilizzati nel processo algoritmico dipende, infatti, l’“intelligenza” delle loro scelte, che tanto più in ambito diagnostico non possono tollerare errori».

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La soluzione potrebbe arrivare dall’utilizzo della Blockchain. Nel settore sanitario la Blockchain può diventare uno strumento molto utile sotto vari punti di vista. I principali sono quelli della corretta applicazione dei protocolli terapeutici e dei dispositivi medici e – prospettiva fondamentale – della trasmissione sicura dei dati sensibili. In questo secondo caso, ad esempio, il protocollo permetterebbe la condivisione in tempo reale di informazioni sanitarie tra medico e paziente. Non solo. Alcuni dei suoi possibili utilizzi potrebbero essere anche quelli di verificare l’identità digitale del paziente, tenere traccia della cronologia delle prescrizioni mediche, delle somministrazioni di farmaci e della relativa assunzione delle terapie. Il tutto avverrebbe in maniera anonima e sicura. Ne è convinto Jacopo Montigiani, General manager di JSB Solution che, durante il Wired Health 2019 svoltosi a Milano lo scorso marzo, precisava: «Ogni qual volta c’è bisogno di garantire che un bene di qualsiasi tipo debba essere tracciato, la Blockchain può gestirlo. Si tratta di un approccio anglosassone che noi in Italia non siamo abituati ad avere, ma che dovremmo mettere sempre più in pratica per arrivare al risultato».

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