Nel corso dell’audizione in commissione Lavoro alla Camera, i rappresentanti della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia hanno spiegato che le norme a tutela di questi lavoratori non sono sufficienti: «Garantire i diritti costituzionali alla salute ed al lavoro»
Semplificazione burocratica delle certificazioni, divieto di lavoro in orario notturno, revisione del congedo retribuito di 30 giorni lavorativi all’anno per cure agli invalidi e coinvolgimento delle associazioni di volontariato oncologico e dei pazienti. Sono alcune delle proposte presentate dalla FAVO – Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, in audizione davanti la Commissione Lavoro della Camera dei deputati nell’ambito dei progetti di legge sulle “disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”.
La delegazione di FAVO composta da Francesco De Lorenzo (Presidente), Elisabetta Iannelli (Segretario) e Laura Del Campo (Direttore) ha espresso apprezzamento per gli strumenti di tutela indicati nei diversi progetti di legge, valutandoli come appropriati per garantire in concreto la piena ed effettiva inclusione lavorativa delle persone malate di cancro.
I numeri esposti dalla FAVO sono eloquenti: un malato di cancro su tre è in età lavorativa e, quindi, attualmente oltre un milione e duecentomila lavoratori in Italia hanno avuto una diagnosi di tumore nella loro vita. Il paradosso è che per le patologie oncologiche, così come per altre malattie gravi, non esiste una normativa organica che tuteli i lavoratori malati, come invece è previsto specificatamente con la normativa per la tubercolosi.
Non solo, secondo FAVO spesso i lavoratori malati oncologici ed i caregiver lavoratori non conoscono le norme che li tutelano (congedi e permessi retribuiti, flessibilità sul lavoro come part-time, telelavoro, ecc.), misure che sono tuttavia largamente inadeguate a conciliare cure e lavoro, ma rimangono frequentemente inapplicate con un danno economico, anche ingente, per l’intero nucleo familiare e per il sistema produttivo oltre che di welfare.
Secondo FAVO «diritti e sostegni economici devono applicarsi sia nella fase acuta di malattia che nella fase di follow up e riguardare sia i lavoratori malati sia i caregiver lavoratori, ma anche le persone sane ad alto rischio genetico di malattia oncologica derivante da mutazione genetica accertata (ad es. BRCA, Lynch), secondo le rispettive esigenze: permessi e congedi retribuiti per terapie salvavita, visite ed esami diagnostici per sorveglianza attiva e per follow up; decontribuzione fiscale e previdenziale (contributi figurativi), smart working e telelavoro, accomodamenti ragionevoli, mutamento di mansioni, ferie solidali, divieto di lavoro notturno, sede di lavoro e divieto di trasferimento, contributi straordinari (bonus) per i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti».
FAVO e le associazioni dei pazienti da anni si battono perché siano migliorate le tutele dei lavoratori che si ammalano di cancro senza discriminazioni di genere o di tipologia di lavoro (subordinato o autonomo, pubblico o privato) e siano quindi garantiti i diritti costituzionali alla salute ed al lavoro.
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