Il medico e senatore Cinque Stelle sottolinea: «Fondamentale migliorare l’assistenza e ridurre le liste d’attesa negli ospedali, che sono i primi fattori di contrasto tra pazienti e operatori sanitari». Il termine per presentare gli emendamenti al disegno di legge scade lunedì 29 aprile alle 12
Entra nel vivo in Commissione Igiene e Sanità al Senato la discussione sul Ddl per fronteggiare le aggressioni al personale sanitario, un fenomeno che negli ultimi tempi sta assumendo le dimensioni di una vera e propria emergenza, specie al centro sud. Conclusa la discussione generale, il termine per la presentazione di emendamenti è stato posticipato alle ore 12 del prossimo lunedì 29 aprile. Sul tema abbiamo intervistato il senatore (e pediatra) del Movimento Cinque Stelle Raffaele Mautone che a Sanità Informazione va alla radice del problema: «Le aggressioni aumentano al sud dove ci sono difficoltà nell’organizzazione del sistema», sottolinea Mautone che poi lancia la proposta: «Il medico si sente solo e abbandonato in questi casi. Nei contenziosi è necessario che intervenga l’Asl o l’ospedale di appartenenza del medico».
Senatore, lei si sta occupando in Commissione Sanità del tema delle aggressioni agli operatori sanitari. Quando si arriverà alla legge e cosa ci sarà in questa legge?
«Stiamo facendo una serie di audizioni, ascoltando le varie associazioni di categoria, l’Anaao, le associazioni di aiuti assistenza ospedaliera, i medici di medicina generale, per avere le idee chiare su come poi formulare questa legge. Io penso che è fondamentale migliorare l’assistenza e ridurre le liste d’attesa negli ospedali, che sono i primi fattori di contrasto tra pazienti e operatori sanitari che indirettamente vengono poi a subire delle scelte programmatiche sbagliate soprattutto a livello regionale. Secondo fattore, cercare nei contenziosi di far intervenire l’Asl o l’ospedale di appartenenza del medico. Non va vista come una difesa d’ufficio del medico, non bisogna personalizzare. Il fatto che l’azienda intervenga come interlocutore nel contenzioso facilita la possibilità che il medico possa sgravarsi di questo ulteriore carico. E già ne ha parecchi di carichi».
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Spesso gli operatori sanitari si sentono abbandonati in queste situazioni…
«Il medico si sente solo e abbandonato in questi casi. Poi mi sono chiesto: perché le aggressioni sono maggiori al sud che non al nord? Qualche domanda ce la dobbiamo porre. Probabilmente la spiegazione è che la non ancora perfetta organizzazione della struttura ospedaliera, le liste d’attesa, la difficoltà di reperire nelle epidemie posti di ricovero, faccia sì che il paziente arrivi già esasperato e predisposto ad aggredire. Il medico da solo in un Pronto soccorso non solo deve pensare all’aspetto clinico e diagnostico, che dovrebbe essere la parte predominate, ma deve preoccuparsi di giustificarsi di fronte al paziente della difficoltà di reperire il posto letto o il posto che non c’è o che deve trasferire il paziente».