Sanità 2 Agosto 2017 14:41

Il Ddl concorrenza è Legge. Ecco cosa prevede e quali sono le posizioni di odontoiatri e farmacisti

Oltre a importanti provvedimenti su Rc auto, Uber, energia e telemarketing, il testo introduce delle novità anche per odontoiatri e farmacisti. Per molti un favore alle lobby della grande distribuzione, cui viene consentito l’ingresso nella gestione di farmacie e studi dentistici; per alcuni una liberalizzazione dei servizi che aiuterà il sistema Italia a ripartire. Gli schieramenti pro e contro un provvedimento, spiegato punto per punto, che, dopo un iter parlamentare durato due anni, è stato approvato dalle Camere

Il Ddl concorrenza è Legge. Ecco cosa prevede e quali sono le posizioni di odontoiatri e farmacisti

Il Senato ha approvato in via definitiva il Ddl concorrenza, con 146 voti a favore, 113 contrari e nessun astenuto. Dopo che il Governo aveva posto la fiducia al testo, l’approvazione, dopo un iter parlamentare particolarmente tortuoso durato due anni, il via libera definitivo era ormai scontato. La Legge annuale per il mercato e la concorrenza regola diversi ambiti, che vanno dalle Rc auto all’energia, dal telemarketing ad Uber, dal cambio di operatore Tv e telefono ai pagamenti digitalizzati. Per quanto riguarda il comparto sanità, il testo regola le attività di odontoiatri, farmacisti e parafarmacisti, che hanno più volte dichiarato le loro perplessità su alcuni provvedimenti della nuova Legge.

ODONTOIATRI: ISCRIZIONE ALL’ALBO PER IL DIRETTORE SANITARIO DELLE SOCIETA’ OPERANTI NEL SETTORE
La nuova normativa sulla concorrenza prevede diverse modifiche all’esercizio dell’attività odontoiatrica: se da un lato i liberi professionisti potranno prestare attività esclusivamente se in possesso dei titoli abilitanti, è consentito l’esercizio delle attività anche a società operanti nel settore, il cui Direttore sanitario dovrà essere iscritto all’albo degli odontoiatri e potrà svolgere questa funzione solo in una struttura; all’interno delle società inoltre le prestazioni potranno essere erogate solo da soggetti in possesso dei titoli necessari a svolgerle.

LA POSIZIONE DI CAO E ANDI: «LOGICA COMMERCIALE PREVARRA’ SULLA SICUREZZA DELLE CURE»
Contraria a quest’ultimo provvedimento, la Commissione Albo Odontoiatri Nazionale, che, in una lettera indirizzata alla Commissione permanente del Senato, Industria Commercio e Turismo, aveva evidenziato come «in questo modo la salute dei cittadini venga subordinata ad una evidente logica commerciale, che ha come unico obiettivo l’interesse economico delle aziende a discapito dell’interesse primario della sicurezza delle cure». Sulla stessa lunghezza d’onda, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi): il Presidente Gianfranco Prada ha evidenziato come il testo sia a sostegno delle lobby della finanza, mettendo a rischio la salute degli italiani. Gli studi odontoiatrici organizzati in catene e franchising creano, a detta dell’Associazione, diversi problemi alla salute dei pazienti, che da un giorno all’altro trovano chiuso lo studio cui si erano rivolti perché aveva smesso di far profitto. Ecco perché, sebbene il il testo definitivo abbia rimediato ad alcune storture rispetto alle versioni precedenti, l’Andi intende proseguire la propria battaglia per evitare che la professione venga esercitata da società non conformi alle norme.
Tra coloro che si sono dichiarati a favore della previsione, il Senatore Pd Salvatore Tomaselli, che invece vede nelle società che svolgono attività odontoiatriche una opportunità per tanti giovani professionisti i quali, altrimenti, difficilmente troverebbero lavoro all’interno degli studi tradizionali.

FARMACIE E PARAFARMACIE: INGRESSO DELLE SOCIETA’ DI CAPITALI CON TETTO AL 20% IN OGNI REGIONE
Altro capitolo scottante è quello che riguarda le farmacie. Il comma su cui c’è stata maggiore tensione e disaccordo è il 157, che sopprime i requisiti soggettivi per la partecipazione alle società che gestiscono farmacie, abrogando quindi l’attuale disciplina che la limita alle persone fisiche iscritte all’albo dei farmacisti e con titolarità, idoneità o due anni di pratica professionale alle spalle. Proprio per calmare gli animi che si erano particolarmente accesi in relazione a questo provvedimento, il Senato ha fissato un tetto per l’ingresso delle società di capitali pari a non più del 20% delle farmacie presenti sul territorio di una Regione: in altre parole, ogni società di capitali non potrà acquisire più del 20% delle farmacie di una Regione. La norma quindi non si riferisce, come proposto da più parti, al 20% di tutte le farmacie, ma si riferisce ad ogni società di capitali. Come commentato dal Senatore D’Ambrosio Lettieri in una nota, «se per esempio una Regione avesse mille farmacie e cinque società di capitali decidessero di acquisirne ciascuna il 20%, non sarebbe difficile comprendere che si aprirebbe una vera autostrada su cui far scorrazzare un nuovo oligopolio con una deriva mercatista che produrrà seri danni oltre che all’autonomia della professione, facendo prevalere le logiche di mercato su quelle di tutela della salute, anche sul versante occupazionale, dello sviluppo del comparto, della economicità e qualità dei servizi».

LA POSIZIONE DI FEDERFARMA: «TETTO INSUFFICIENTE, SI CREERANNO POSIZIONI DOMINANTI»
Quanto dichiarato dal Senatore D’ambrosio Lettieri è condiviso anche dai rappresentanti dei farmacisti, a partire da Federfarma, che in una lettera indirizzata ai parlamentari aveva evidenziato che il testo cambia «l’impostazione di fondo da struttura di proprietà di un professionista, direttamente responsabile dal punto di vista deontologico e gestionale del proprio operato, a struttura di proprietà di un soggetto economico in cui operano esclusivamente farmacisti dipendenti, peraltro in modo subordinato alle direttive commerciali della proprietà». Il tetto del 20% è poi ritenuto insufficiente ad evitare posizioni dominanti di catene che «potrebbero favorire la distribuzione di alcuni farmaci, ritenuti più remunerativi, all’interno della propria rete, mentre il cittadino, abituato alla concorrenza professionale tra esercizi gestiti da professionisti diversi, non avrebbe più la possibilità di optare per quello ritenuto più indicato per le proprie necessità», continua la lettera. Ecco perché tra gli obiettivi di Federfarma annunciati nell’ultimo periodo rientra la creazione di un sistema di sinergie tra la farmacia e le società di distribuzione dei farmaci al fine di competere nel mercato a seguito dell’ingresso del capitale nel comparto.
Inoltre, nella lettera Federfarma aveva richiesto che anche le società di capitali versassero una quota del proprio fatturato all’Enpaf (l’ente di previdenza dei farmacisti). I soci di queste società, non essendo farmacisti, non sono infatti tenuti al pagamento del contributo all’ente; la federazione temeva quindi una riduzione netta degli introiti dell’Enpaf che potrebbe mettere a rischio l’erogazione della pensione ai propri assistiti.

LA POSIZIONE DELLA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI FARMACISTI: «SPIANATA LA STRADA A OLIGOPOLI»
A fare eco a Federfarma, Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti che, in un’intervista a Quotidiano Sanità , ha recentemente dichiarato: «se l’obiettivo era la concorrenza, quantomeno nel settore della distribuzione del farmaco, si è ottenuto il risultato contrario, con un’apertura alle società di capitali priva di qualsiasi regolamentazione seria, che spiana la strada alla creazione di oligopoli», rendendo più fragile la posizione delle farmacie più piccole o dei gestori delle parafarmacie. Per questi motivi la Fofi «ha fin dall’inizio denunciato la pericolosità di questo provvedimento, anche sulla base dei risultati che misure analoghe hanno avuto in altri paesi europei che, in alcuni casi, stanno ripensando completamente le loro scelte. Da oggi le condizioni in cui il farmacista svolge la sua attività professionale cambiano radicalmente, e tutta la professione è chiamata ad affrontare questa svolta puntando sull’aggregazione, sull’innovazione e su quelle prestazioni rivolte alla salute del paziente che soltanto il farmacista può assicurare».

ASSOFARM: «LE FARMACIE DOVRANNO DIVENTARE PIU’ GRANDI PER RISPONDERE AL MUTATO SCENARIO DI MERCATO»
Si era battuta per riportare il tetto al 10% l’Assofarm e commenta così l’approvazione della Legge: «Noi stessi abbiamo tra i nostri associati gruppi multinazionali con i quali condividiamo valori e strategie. Preoccupa la creazione di un quadro normativo che potrebbe prefigurare posizioni di oligopolio e condurre il sistema a derive commerciali. La farmacia di domani dovrà quindi rispondere in maniera competitiva al mutato scenario di mercato: la priorità dovrà essere quella di diventare noi stessi soggetti più grandi in termini di capacità manageriali, fatturati, farmacie possedute da un’unica azienda. Da tempo parliamo di unione tra aziende farmaceutiche pubbliche, gruppi di acquisto e gestioni unificate di funzioni amministrative. E’ ora di passare ai fatti».

GLI AUSPICI DELL’UTIFAR: «LE SOCIETA’ TUTELINO LA PROFESSIONALITA’»
L’Utifar, per voce del Presidente Eugenio Leopardi, auspica che «le nuove liberalizzazioni garantiscano un consolidamento del modello attuale di farmacia» e che «i gruppi economici che decideranno di investire nelle farmacie lo facciano tutelando la professionalità che i singoli farmacisti hanno garantito nel tempo a vantaggio del cittadino. Spero che i capitali vorranno tutelare la farmacia e rispettare la sua attuale identità. Staremo a vedere come evolverà la situazione – aggiunge Leopardi – ma credo che nessuno vorrà stravolgere un sistema che funziona e garantisce, pur in questo periodo di estrema difficoltà economica per le farmacie, un supporto di vitale importanza per il cittadino». 

LE POSIZIONI A FAVORE: «LIBERALIZZAZIONI PER RILANCIARE IL SISTEMA ITALIA»
A favore della liberalizzazione del settore, le grandi catene di distribuzione: Ancd Conad, ad esempio, in occasione della presentazione del X Rapporto sulla legislazione commerciale di Ancd Conad  si era espressa a favore di una spinta liberalizzatrice che elimini barriere alla vendita per liberalizzare i prezzi: la mancata concorrenza era ritenuta tra i fattori che più condizionano il mancato rilancio del sistema Italia.
Inoltre, l’Associazione Distributori Farmaceutici ha colto «la grande opportunità» offerta dalla Legge, che consentirà «di determinare una sorta di “par condicio“ tra tutti gli attori della distribuzione, consentendo a chi era ben lontano dall’aver sviluppato e realizzato sistemi di aggregazione di elevato contenuto professionale per le farmacie indipendenti di recuperare tempo prezioso, da riversare nella aperta competizione che attende il settore».
Ad esprimersi a favore dell’aumento della concorrenza nel comparto farmacie, era stata anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che aveva richiesto la liberalizzazione del numero delle farmacie, della proprietà delle stesse e della vendita dei medicinali: «La direzione della Legge è quella giusta: la concorrenza e’ un cardine per lo sviluppo del Paese, per abbassare i prezzi, ridurre le diseguaglianze, stimolare l’innovazione e aumentare il benessere dei consumatori», dichiara l’Autorità in una nota. La possibilità che anche società di capitali potessero diventare proprietarie delle farmacie era stata accolta con favore. Tra gli auspici dell’Autorità Antitrust anche la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C al di fuori della farmacia, sempre alla presenza di un farmacista: una misura che avrebbe consentito «un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva di tali prodotti, con indubbi benefici per i consumatori anche in termini di ampliamento della “copertura distributiva”, non più rappresentata dalle sole farmacie, ma arricchita dai punti vendita della grande distribuzione o dalle parafarmacie presenti nel territorio», aveva dichiarato Giovanni Pitruzzella, responsabile dell’Autorità, nel corso della sua audizione alla Camera sul testo.
Sempre a proposito delle farmacie, il provvedimento prevede inoltre la possibilità che i medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero possano essere distribuiti alle strutture anche dalle farmacie che, tra l’altro, potranno essere aperte anche oltre gli orari e i turni stabiliti. Le farmacie che risultino in soprannumero per la diminuzione della popolazione nei comuni con meno di 6600 abitanti, potranno poi richiedere il trasferimento territoriale in un altro comune della stessa Regione che risulti avere un numero di farmacie inferiore a quello spettante.

LA POSIZIONE DEI RAPPRESENTANTI DELLE PARAFARMACIE: «NEGATI SERVIZI E CONCORRENZA»
Nemmeno le Parafarmacie condividono l’ingresso delle società di capitali nel loro mondo. Il Presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Davide Gullotta, ha condiviso il rischio che la nuova normativa sia contraria alla concorrenza e che in questo modo si rischi la creazione di oligopoli: «bisogna valorizzare il farmacista, non il capitale», dichiara a gran voce.
Sono anche altri i punti su cui le parafarmacie si scontrano: l’Associazione Libere Parafarmacie Italiane, per voce del Presidente Ivan Giuseppe Ruggiero, si è detta contraria alla disposizione che nega l’accesso ai titolari di parafarmacia alla professione di farmacista che dovrebbe essere garantita con i soli titoli, cosa che sarebbe possibile con le liberalizzazioni dei farmaci di fascia C verso la farmacia non convenzionata. Ai titolari di parafarmacie inoltre «si negano i servizi respingendo il cup e il ritiro referti, creando discriminazione; si nega la concorrenza negando la fascia C e respingendo la libera scelta del cittadino alle cure», ha scritto il Presidente in un documento di proposte consegnato all’Onorevole Adriana Galgano.  

ASSICURAZIONI: ULTRATTIVITA’ DI 10 ANNI NELLE POLIZZE PER RESPONSABILITA’ PROFESSIONALE E TABELLA UNICA PER I RISARCIMENTI
Un altro argomento coinvolto dalla norma sulla concorrenza è quello delle assicurazioni per la responsabilità professionale. Sul tema è intervenuta recentemente la Legge Gelli, che ha modificato il regime di responsabilità civile e delle polizze assicurative che medici e strutture sanitarie devono stipulare; il testo della nuova legge sulla concorrenza chiede che le assicurazioni per responsabilità civile derivante da attività professionale introducano un periodo di ultrattività della copertura per i 10 anni successivi al periodo di operatività della polizza. Inoltre, al fine di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno non patrimoniale effettivamente subìto e di razionalizzare i costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori, verrà predisposta entro quattro mesi dall’entrata in vigore della legge, una specifica tabella unica su tutto il territorio nazionale.

 

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