L’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer esprime forte preoccupazione per l’approvazione dell’emendamento n. 13.0.400 al DDL sulle prestazioni sanitarie. L’emendamento prevede la riduzione al 70% della copertura delle spese sanitarie da parte del Fondo Sanitario Nazionale (FSN), anche per i malati di Alzheimer ospitati in RSA in condizioni di grave complessità clinica e multi-patologia, per i quali, secondo le ultime sentenze della Cassazione, le cure assistenziali e quelle sanitarie sono indivisibili e devono essere interamente garantite dal Servizio Sanitario Nazionale. “Riteniamo che una simile misura, motivata esclusivamente da logiche economiche, crei una netta distinzione tra spesa sanitaria e spesa socioassistenziale. Una scelta che ci pare dannosa e che speriamo non sia il preludio di allargamento in altri ambiti sanitari, come quello ospedaliero”, dice Patrizia Spadin, Presidente di AIMA.
“Non possiamo dimenticare che l’Alzheimer è una malattia che evolve nel corso degli anni e che nel suo decorso presenta più volte bisogni sanitari elevati, per i quali oggi non sono presenti luoghi di presa in carico adeguati – aggiunge Spadin – . Abbiamo sempre sostenuto che, per fare fronte a questa complessità clinica, il Governo deve investire in quelle che si definiscono ‘cure intermedie’ e quindi in strutture con un livello di assistenza sanitaria più elevato rispetto alle RSA, ma meno complesso degli ospedali per acuti – prosegue -. Per questo riteniamo che gli ospedali di comunità possano essere la risposta giusta e adeguata a queste esigenze. Ribadiamo dunque l’importanza di potenziare queste strutture, capaci di integrare efficacemente il territorio con l’azienda sanitaria e l’assistenza sanitaria con quella socioassistenziale” conclude.
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