Ma Enpam ed Enpaf denunciano: “L’aliquota al 26% ci penalizza”
Gli ottanta euro promessi dal governo guidato dal premier Renzi sembrano in procinto di entrare nelle tasche dei lavoratori italiani. A partire da maggio 2014, infatti, i contribuenti che per quest’anno avranno percepito redditi da lavoro dipendente e, in alcuni casi, assimilati, fino ad una somma massima di 26mila euro, riceveranno il credito direttamente in busta paga.
Non ci sarà dunque bisogno di fare alcun tipo di richiesta: se ci sono i requisiti, il contributo verrà erogato automaticamente. Tutto ciò avverrà dunque soltanto nel caso in cui l’imposta lorda annuale dovesse risultare maggiore rispetto alle detrazioni per lavoro dipendente. È questo quanto sancito dalla circolare n° 8/E del 28 aprile scorso stilata dall’Agenzia delle Entrate per far trovare applicazione alle misure di riduzione del cuneo fiscale contenute nel Dl n° 66/2014.
Il credito complessivo previsto ammonta dunque a 640 euro per lavoratore (ovvero 80 euro per otto mesi) e vale per quei redditi da lavoro dipendente che non superano la somma di 24mila euro. Per chi guadagna una somma superiore, il bonus diminuisce progressivamente fino ad azzerarsi una volta superati i 26mila. Questo credito viene riconosciuto per l’anno 2014. Per questo motivo esso spetterà anche a tutti i lavoratori dotati dei requisiti richiesti il cui rapporto di lavoro è terminato in un momento precedente alla prima erogazione, che come detto avverrà nel mese di maggio. In questo caso il bonus andrà richiesto nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno in corso. Il contributo verrà riconosciuto anche a chi percepisce stipendi da parte di un datore di lavoro non sostituto di imposta.
Il decreto Irpef del governo non è però andato giù all’Adepp, almeno per quel che riguarda il tema delle coperture trovate: l’associazione degli enti previdenziali privati denuncia infatti che per coprire finanziariamente l’operazione verrà alzata l’aliquota sulle rendite finanziarie fino al 26 per cento, provocando una “riduzione delle prestazioni attese di circa il 12 per cento” con pesanti ripercussioni per le casse degli enti – compresi ovviamente Enpam ed Enpaf – e per i professionisti coinvolti.
Altre polemiche, ma per motivi diversi, arrivano dalla Fimmg Formazione: sul banco degli imputati la scelta di escludere totalmente dal contributo i giovani medici che stanno svolgendo una formazione specifica in medicina generale.