Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini si dice «preoccupato per il Def. Il Paese entra in una recessione praticamente tecnica, con crescita pari a zero»
Una crescita che si arresta allo 0,2%, un debito pubblico che peggiora fino a toccare il 132,8% del Pil. Sono questi i numeri che, all’indomani dell’approvazione del Documento di economia e finanza (Def), fotografano l’economia italiana. Previsioni che preoccupano il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini riguardo alla tenuta delle promesse di riforma per il settore della sanità.
Bonacci si dice «preoccupato per il Def. Il Paese entra in una recessione praticamente tecnica, con crescita pari a zero» spiega entrando alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. «Lo scorso autunno – ricorda il presidente – raggiungemmo un accordo all’unanimità sulla sanità in cui si diceva che l’incremento del fondo sanitario di quest’anno, da 1 miliardo, era troppo poco, ma che a fronte di un accordo che prevedeva 3,5 miliardi di incremento nei prossimi 2 anni si sottoscrivesse una mediazione. Ora vorremmo avere garanzia e conferma di questi 3,5 miliardi, 2 per il prossimo anno e 1,5 per quello successivo». «Se il debito viene fatto per gli investimenti può aiutare la crescita – conclude Bonaccini – ma senza investimenti il debito aumento e non c’è crescita. Qui manca una politica industriale, non si pensa al problema dell’occupazione».
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LA REPLICA
Immediata la replica del ministro della Salute Giulia Grillo che si dice pronta a farsi «saltare in aria se toccano i fondi alla sanità». Intervistata su Tgcom24, specifica come «noi siamo già un paese molto virtuoso e già spendiamo poco per esempio rispetto a Francia e Germania, ma i 2 mld previsti per il 2020 per quanto mi riguarda non devono essere toccati perché ci servono per far andare avanti il SSN».
Grillo poi precisa che però ci sono margini su cui risparmiare. «In questi mesi stiamo lavorando ad un decreto per gli standard dell’assistenza territoriale. Noi oggi siamo molto bravi sull’ospedalità, dove abbiamo degli standard e ridotto le inefficienze. Però sulla medicina del territorio dobbiamo efficientare la spesa e lì c’è molto margine e dobbiamo ridurre gli sprechi».
IL REGIONALISMO DIFFERENZIATO
Intanto il ministro della Salute Giulia Grillo va avanti nel progetto di regionalismo differenziato. In audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, Grillo ha sottolineato che il Ministero della Salute «guarda con favore le istanze delle Regioni finalizzate ad accrescere le loro prerogative organizzative, ad intensificare l’autonomia nella gestione e nella provvista di personale, nonché ad assicurare ulteriori opportunità di formazione, anche specialistica. Ciò è tanto più vero che, a mio parere, – spiega Grillo – tali facoltà dovrebbero essere riconosciute a tutte le regioni, in modo da avanzare davvero nel percorso di autonomia che la nostra Costituzione già riconosce alle Regioni».
Il ministro ha sottolineato che «il divario Nord-Sud rimane evidente e in larga misura immutato in termini di servizi offerti, per quantità e qualità, di speranza di vita, di accesso alle cure e di liste di attesa. Ne è ulteriore testimone l’ormai insostenibile peso della migrazione sanitaria che affligge una consistente porzione di nostri concittadini che risiedono nel Centro-Sud». E ha continuato: «Pur nella piena consapevolezza della preminenza, ben scolpita nel nostro ordinamento, del ruolo regionale in materia sanitaria, va anche detto che l’attuazione dei piani di rientro, l’andamento dei commissariamenti e l’applicazione dei Patti per la salute ci dicono che il sistema, nel suo complesso, necessita di una “manutenzione straordinaria” che non può prescindere da un ripensamento del ruolo del governo centrale».
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Sempre in Commissione il ministro Grillo ha spiegato che il suo ministero pensa a un “rovesciamento” del punto di vista e di gestione della Sanità italiana che porterà ad una vera e propria rivoluzione di approccio, di gestione e di misurazione dei risultati. L’intenzione è far sì, ha detto il ministro, «che il monitoraggio della spesa sia finalmente basato su una logica di processo orientata alla patologia, nonché sulle principali malattie ad alto impatto e sulla misura del valore».
«L’obiettivo – ha aggiunto – è quello di costruire un “modello predittivo” del fabbisogno di salute della popolazione italiana per simulare scenari a medio-lungo termine in base alle informazioni disponibili, in modo da consegnare uno strumento innovativo per il decisore politico». «Il modello – ha chiarito Giulia Grillo – proverà a simulare gli impatti delle manovre non solo sul perimetro del Servizio sanitario nazionale”, ma anche “sul welfare nel suo complesso, misurando gli effetti delle potenziali azioni sia sul fondo sanitario nazionale che su tutte le voci di spesa a carico del bilancio dello Stato».
LA REAZIONE DEL MONDO MEDICO
«Esprimiamo il nostro apprezzamento in merito alle ultime dichiarazioni del Ministro della Salute Giulia Grillo, relativamente alle disuguaglianze di salute tra le diverse Regioni e alla formazione dei medici. La strada è quella giusta: ora ci aspettiamo iniziative concrete, che saremo i primi a sostenere». Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, commenta le affermazioni del Ministro che oggi, in audizione di fronte alla Commissione parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale, ha rimarcato come il Servizio sanitario nazionale, «pur avendo garantito un sostanziale universalismo, sembra avere tradito alcune aspettative: prima tra tutte quella della riduzione delle disparità geografiche. Il divario Nord-Sud rimane evidente e in larga misura immutato in termini di servizi offerti, per quantità e qualità, di speranza di vita, di accesso alle cure e di liste di attesa».