Il presidente del Consiglio è intervenuto in Senato parlando di vaccini e Unione Europea. Dopo Pasqua, se ci saranno le condizioni, le scuole almeno per i più piccoli dovrebbero riaprire. Intanto il certificato vaccinale diventa concreto
Dopo Pasqua forse riapriranno le scuole, almeno per i più piccoli, mentre la campagna vaccinale accelera verso l’obbiettivo di 500mila somministrazioni al giorno. Il presidente del Consiglio Mario Draghi è tornato in aula al Senato per discutere la condizione del Paese e i prossimi obiettivi del governo.
Comunicazioni che arrivano anche in vista del Consiglio europeo di domani, ancora una volta in videoconferenza. «Vorrei esprimere forte soddisfazione per la partecipazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ad un segmento del Consiglio europeo – ha detto Draghi -. La sua presenza conferma la reciproca volontà di imprimere, dopo un lungo periodo, nuovo slancio alle relazioni fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti».
«Il 26 marzo 2020 – ha proseguito – il Consiglio Europeo riconosceva la pandemia di Covid-19 come una sfida senza precedenti per l’Europa. A un anno di distanza, dobbiamo fare tutto il possibile per una piena e rapida soluzione della crisi sanitaria. Sappiamo come farlo: abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci. Tre sono già in via di somministrazione, mentre un quarto, quello di Johnson&Johnson, sarà disponibile da aprile. Ora il nostro obiettivo comune deve essere quello di vaccinare più persone possibile, nel più breve tempo possibile».
Il premier si è detto pronto a diffondere un messaggio di fiducia ai cittadini. «L’accelerazione della campagna vaccinale è già visibile nei dati – ha rivendicato -. Nelle prime tre settimane di marzo, la media giornaliera delle somministrazioni è stata di quasi 170mila dosi al giorno, più del doppio che nei due mesi precedenti». «Se paragonate al resto d’Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene – ha aggiunto -. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna, ma per i noti motivi l’Unione Europea si colloca dietro molti altri Paesi. Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi in numero sono paragonabili a quelle dell’Italia. Però vediamo cosa abbiamo da imparare da quell’esperienza e anche da quella di altri Paesi. Insomma, quello che abbiamo da imparare è che una volta che abbiamo una logistica efficiente, e l’abbiamo con meno requisiti formali e con un maggior pragmatismo, si arriva anche ad una maggiore velocità».
Cruciale vaccinare gli anziani. «Abbiamo già ottenuto degli importanti risultati – ha proseguito il premier -: l’86% degli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali ha già ricevuto una dose di vaccino e oltre due terzi ha completato il ciclo vaccinale. Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che il numero di nuovi casi di Covid-19 diagnosticati nelle RSA tra fine febbraio e inizio marzo è rimasto sostanzialmente stabile, a fronte di un chiaro aumento dell’incidenza nella popolazione generale».
Poi il passaggio sulle riaperture, a partire dalle scuole, chiuse in zona rossa dal Dpcm varato il 2 marzo scorso, per arginare l’avanzare delle varianti. «Mentre la campagna di vaccinazione prosegue è bene cominciare e pensare e a pianificare le riaperture – ha detto Draghi -. Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi ma, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua».
«In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali. L’Unione Europea deve fare pieno uso di tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento Ue per l’esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio – ha rimarcato -. Questo regolamento fa chiarezza sulla distribuzione dei vaccini al di fuori dell’Ue, in particolare verso Paesi che non versano in condizioni di vulnerabilità, e riteniamo e lo abbiamo dimostrato va applicato quando necessario». Ha poi ricordato che anche l’Italia si sta muovendo per una produzione propria dei sieri.
«Il 17 marzo 2021 – ha concluso – la Commissione europea ha presentato una proposta volta a creare un “certificato verde digitale” per permettere una libera e sicura circolazione dei cittadini nell’Ue. L’obiettivo è dare, entro 3 mesi, un certificato digitale a coloro che sono stati vaccinati, che hanno effettuato un test diagnostico per il Sars-CoV-2, o che sono guariti. La libertà di movimento deve andare di pari passo con la garanzia della salute. Occorre raggiungere questo obiettivo però senza discriminazioni e nel rispetto della tutela dei dati sensibili dei cittadini europei. È un progetto complesso e la Commissione dovrà presentare delle linee guida dettagliate, e gli Stati membri dovranno essere in grado di renderlo operativo».
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