Lo scontro elettorale si sposta sui servizi sanitari regionali. Il governatore uscente annuncia una nuova politica sui punti nascita e maggiori stanziamenti per i caregiver. Critiche sono arrivate dalla candidata della Lega, Lucia Borgonzoni
«Riapriremo i punti nascita in montagna». Lo ha annunciato il presidente uscente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini che in questi ultimi giorni tenta la carta della sanità per attrarre i suoi elettori in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo 26 gennaio. Tra le promesse elettorali in ambito sanitario anche una maggiore attenzione al ruolo dei caregiver. «Nelle scorse settimane in Giunta abbiamo approvato uno specifico provvedimento, che stanzia 7 milioni di euro per avviare iniziative personalizzate di supporto verso chi assiste nei bisogni di sollievo e cura, rendendole omogenee su tutto il territorio regionale», ha ricordato il presidente ricandidato.
La proposta è stata accolta positivamente dallo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza che sottolinea come «sia arrivato il momento di invertire la tendenza al taglio e all’accentramento dei servizi sanitari, di come sia necessario agire a difesa degli operatori sanitari, favorire l’aumento dei medici di base e riaprire i punti nascita». Proprio il Patto della Salute permetterebbe di raggiungere l’obiettivo. «Il ministro Speranza, nella scrittura del Patto per la salute approvato di recente, – spiega Bonaccini – ha introdotto alla scheda 15 la revisione del decreto ministeriale 70. Confido così che potremo riaprire i punti nascita in montagna, perché’ mi aspetto che rivedendo quel provvedimento si andranno a revisionare i parametri nei punti periferici, a partire dalla montagna. Si rivedrà ciò che rendeva prima impossibile mantenerli aperti». Non solo: «Addirittura, con un’altra misura presa da questo Governo, potremo aumentare la dotazione di personale senza dover guardare a tetti e limiti di spesa, noi che abbiamo bilanci sani in ognuna delle 14 aziende sanitarie e che siamo una delle tre Regioni meno indebitate d’Italia», rivendica il governatore uscente.
Non è tardata ad arrivare la risposta della candidata leghista Lucia Borgonzoni. «Bonaccini la smetta con la demagogia. Quando sono stati chiusi i punti nascita, la scelta è stata da lui magnificata. Se poi sotto elezioni si sveglia, è un altro discorso», ha dichiarato la candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia-Romagna. Secondo Borgonzoni, però, Bonaccini dovrebbe chiedere invece «scusa alle tante donne che ha reso mamme di serie B, costringendole a partorire in ambulanza. Se i sondaggi vanno male al Pd, questo non lo giustifica nel prendere in giro i cittadini, soprattutto i cittadini della montagna, a cui per anni il suo partito ha negato servizi, sanità e presidi, mettendo a rischio anche tante mamme».
Critiche arrivano anche dal centrodestra. «Cinque anni di completo immobilismo sul tema per poi svegliarsi oggi, a due settimane dal voto, per la paura di perdere i voti della montagna – attacca Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato – a Bonaccini diciamo basta incolpare sistematicamente Berlusconi per una norma del 2011, frutto di un accordo con la Conferenza Stato-Regioni presieduta da Vasco Errani». Secondo Bernini, in realtà, «la Regione aveva tutti gli strumenti normativi per tenere in vita i punti nascita, motivando adeguatamente la richiesta di deroga. Ma in questi anni non ha mai ascoltato le ragioni dei comitati».
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