Laureato in farmacia e messinese, con un passato come amministratore locale eletto attraverso una lista civica. Il candidato al Parlamento europeo sotto il simbolo di +Europa auspica l’introduzione di un «ministero della Salute europeo»
Se in Italia si sta parlando di regionalismo differenziato e autonomie c’è chi invece si proietta guarda all’Europa con una visione completamente opposta. Giuseppe Sanò, candidato alle elezioni europee del prossimo 26 maggio nelle liste del partito più europeista della nostra penisola, ha una visione eurocentrica e solidale.
«C’è la necessità di avere più uguaglianza tra gli stati membri», ci spiega al telefono il candidato di +Europa, Giuseppe Sanò, laureato in farmacia, un passato da consigliere municipale a Messina e un lavoro nel campo farmaceutico. «L’ambito europeo è deputato alla ricerca. Sarebbe una cosa auspicabile con la creazione degli Stati Uniti d’Europa, che non è un miraggio ma qualcosa possibile, avere una ricerca europea. Questo permetterebbe anche sui singoli stati membri di avere una certa omogeneità di ricerca, soprattutto nel farmaceutico».
Tra gli obiettivi anche lo snellimento delle procedure. «Si pensi all’EMA (European Medicines Agency), organo approvativo dei farmaci a livello europeo: dà il proprio assenso, vengono presentati tutti i dossier in Europa e poi purtroppo invece passa del tempo affinché ogni singolo stato li recepisca e poi a sua volta, io penso alla mia Sicilia, passa ancora tempo a causa della regionalizzazione della sanità. Alla fine, può passare anche un anno prima che un farmaco venga approvato in una regione a statuto speciale come la Sicilia. Perciò quello su cui puntare è l’abbattimento di tutte queste barriere».
Nel combattere le disparità l’Europa può giocare un ruolo importante. «L’obiettivo principale è avere dei veri e propri ministri e non dei commissari, perciò avere anche un ministero della Sanità europeo». Conclude il candidato di +Europa, Giuseppe Sanò: «La cosa che mi sta veramente più a cuore è proprio la ricerca di un’equità sanitaria, perché non è possibile che nel 2020 ancora ci sia disparità di cure fra un Comune e l’altro, tra una Regione e l’altra e anche tra uno Stato e l’altro. Il nostro sistema sanitario è riconosciuto come tra i migliori al mondo ed è un modello da esportare».