Presidenziali americane, trionfa Donald Trump. Campagna elettorale aspra e programmi sulla sanità incerti, Loffreda-Mancinelli, anestesista italiano negli Usa sulle proposte in campo: «Hillary voleva rafforzare l’Obamacare, ma con quali fondi? Trump invece ha un programma confuso»
Donald Trump taglia il nastro d’arrivo. Il testa a testa tra i due sfidanti alla casa Bianca è terminato. Il magnate americano trionfa sull’ex first lady dopo una campagna aspra e densa di colpi di scena. I due candidati si sono affrontati su vari campi di battaglia, ma il comparto della sanità è stato indubbiamente il terreno più scivoloso. Hillary durante la sua campagna ha sostenuto il mantenimento dell’Obamacare, la riforma promulgata da Obama nel 2010: «L’assistenza sanitaria a prezzi accessibili è un diritto umano fondamentale» ha più volte dichiarato la candidata. Trump invece ha da sempre sostenuto la totale abrogazione del sistema: «Da sostituire con qualcosa di migliore, la riforma di Obama è una vera catastrofe» ha spiegato senza tanti giri di parole.
Alla luce del risultato finale dello scrutinio presidenziale possiamo affermare con certezza che nella storia della politica statunitense non ci sono mai stati due candidati tanto impopolari quanto Trump e Clinton. Una campagna violenta, piena di colpi bassi e rivelazioni scomode che ha contribuito a creare un clima ostile intorno ai due candidati. L’America ha scelto il male minore e a confermare l’insoddisfazione generale ci pensa Claudio Loffreda-Mancinelli, medico anestesista italiano, da oltre trent’anni impiegato a Pittsburgh, presidente della Membership Committee dell’American College of Medical Quality che ci racconta il suo punto di vista non solo da cittadino ma anche da operatore sanitario.
«Campagna deludente, scandali sessuali, email, gossip, ben poco si è discusso di sanità o di altri problemi – spiega il medico -. Certamente la Obamacare ha avuto il merito di offrire a milioni di cittadini quell’assistenza sanitaria che prima non avevano. La riforma di Obama ha un’importanza non solo nelle emergenze, ma anche nella copertura sanitaria di patologie croniche o preesistenti, o nella prevenzione». Tuttavia è un dato di fatto, prosegue Loffreda-Mancinelli, che «attualmente il 90% dei costi della riforma vengono coperti dal governo federale, almeno fino al 2020. Il problema è che tali costi sono aumentati notevolmente negli ultimi tre anni e questo rappresenta un dilemma di difficile risoluzione per pianificare i futuri sussidi federali oltre il 2020» fa notare.
«Se avesse vinto la Clinton avremmo assistito ad una ulteriore fase di sviluppo dell’Obamacare, con la necessaria ricerca di ulteriori fondi per finanziare il sistema. Tagli alla scuola o altri servizi? Le tasse sarebbero state più pressanti? – si chiede il medico -. Proprio per questi problemi finanziari la proposta democratica di Hillary, offrire Medicare a cittadini oltre i 55 anni, e così anticipando il presente limite di dieci anni, non ha avuto successo».
Ancor meno chiaro è il futuro della sanità con Donald Trump alla guida del Paese, prosegue Loffreda-Mancinelli. Il programma del repubblicano è volto alla liberalizzazione associata a una defiscalizzazione delle polizze. «Il candidato repubblicano vuole eliminare completamente l’Obamacare, ma ci si chiede come potrà attuare questo proposito e quale eventuale soluzione alternativa potrà trovare. Come faranno i circa 20 milioni di cittadini, oggi beneficiari dell’Obamacare, che, dall’oggi al domani, si troveranno senza assistenza sanitaria?».