Visto che la sede di Amsterdam non sarà pronta in tempo, il sindaco di Milano intende riprovare in tutti i modi a portare l’Agenzia Europea del Farmaco al Pirellone: «È tempo di essere aggressivi, questa storia sta diventando ridicola»
La questione Ema non è ancora conclusa. Dopo il sorteggio finale che aveva consacrato Amsterdam, a scapito di Milano, come la città che avrebbe accolto i dipendenti dell’Agenzia Europea del Farmaco dopo la Brexit, le autorità olandesi hanno ammesso che il palazzo prescelto non sarà pronto in tempo.
Immediata la reazione del sindaco di Milano Giuseppe Sala, ancora scottato dalla sfortuna che ha impedito al Pirellone di ospitare l’Agenzia: «Ho chiamato Gentiloni e gli ho detto che è il momento di essere aggressivi – ha detto ai microfoni di Rtl 102.5 -. Da quello che mi ha detto il Presidente del Consiglio, e senz’altro sarà così, oggi parte il ricorso».
«Siamo sinceri – ha proseguito Sala-, le possibilità di una riassegnazione della sede a Milano non sono altissime, ma dobbiamo provarci. La situazione rischia di diventare ridicola. Prima c’è questo sorteggio, poi gli olandesi non sono pronti. Non è una bella pagina nemmeno per l’Europa».
L’allarme è stato lanciato nelle scorse ore dal Direttore dell’Ema Guido Rasi: la sede dovrà essere operativa dal 1 gennaio 2019 per spostare gradualmente lo staff da Londra ad Amsterdam prima del 30 marzo, primo giorno della Brexit. Visto che il palazzo definitivo per quella data non sarà pronto, le autorità olandesi hanno proposto una sede temporanea che tuttavia dimezza lo spazio della sede di Londra.
«Questo doppio trasferimento – ha commentato Rasi in una conferenza stampa congiunta con le autorità olandesi – ci costringerà a investire più risorse e prolungherà il ‘piano di continuità’, ovvero impiegheremo di più per tornare alle operazioni normali».
Nelle ultime settimane l’Ema ha discusso con le autorità olandesi sulla selezione del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali. Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un’altra soluzione: «Questo ha richiesto più del previsto, ma sono felice che ora abbiamo la soluzione. Anche se non è quella ottimale – chiarisce Rasi – almeno si riuscirà a far svolgere i meeting scientifici, una soluzione meno dannosa al lavoro».