Intervista al prof. Giovanni Antonini, pioniere della nuova tecnica in fase di sperimentazione
L’acqua potabile, bene primario per eccellenza, è un privilegio ancora negato agli abitanti di alcune zone del mondo, come l’Eritrea.
Per fortuna, però, qualcuno ha pensato ad una soluzione efficace, di semplice utilizzo ed economicamente sostenibile. Il segreto sarebbe contenuto infatti nei semi di una pianta, la Moringa Olifeira, dalle spiccate virtù decontaminanti. La Moringa cresce abbondante sul territorio etiope, ed è quindi facilmente reperibile. Gli studi di fattibilità procedono, guidati dal professor Giovanni Antonini, che Sanità Informazione ha intervistato per saperne di più su questo progetto.
Professor Antonini, quale è stato l’esito di questa prima importante missione in Eritrea?
Siamo andati a controllare le fonti idriche del Paese, per cercare di rimediare al pesante inquinamento microbiologico delle acque con un metodo che sia alla portata della popolazione locale, e che possa adattarsi alla specifica condizione del territorio. Dalle circa 200 analisi effettuate, abbiamo riscontrato come, nonostante negli acquedotti pubblici l’acqua venga trattata, questa presenti comunque una bassa qualità microbiologica, tanto che secondo la normativa italiana non potrebbe essere usata dall’uomo. La popolazione locale, invece, ne fa uso, rischiando varie patologie soprattutto trasmissione oro-fecale.
La soluzione potrebbe essere rappresentata da una tecnica innovativa…
Sì, la sperimentazione per la purificazione partiva proprio dall’assunto che i semi di Moringa Oleifera (una pianta molto diffusa nella zona, ndr) avessero l’effetto di abbattere la carica batterica presente nelle acque, ed in effetti è così. Una criticità, tuttavia, è data dal fatto che l’acqua eritrea ha una composizione diversa rispetto a quella testata in precedenza: quest’ultima, infatti, oltre ad essere contaminata microbiologicamente, era anche fangosa, e l’effetto della Moringa è stato sia quello di eliminare la fangosità sia quello di diminuire la carica batterica. L’acqua eritrea, invece, non è fangosa ma limpida, e la Moringa aveva l’effetto di intorbidirla leggermente, pur decontaminandola. Questo non è facilmente accettato dalla popolazione. Bisognerebbe quindi procedere con il trattamento a base di Moringa prima, e successivamente eliminarne i residui.
Il progetto va avanti comunque.
Assolutamente sì. Il problema dell’acqua è grave, soprattutto nei villaggi dove si attinge direttamente ai fiumi. Per fortuna, alcune realtà, tra cui la Onlus di Consulcesi, supportano con forza il nostro progetto.