I rischi da radiazioni stanno provocando paura e psicosi in Italia. La corsa alle pillole di iodio è dannosa per la salute e si vive ricordando l’incubo di Chernobyl che ora non potrebbe ripetersi. Banci Buonamici (AIFM) spiega cosa rischiano davvero gli italiani
Qualcosa ha finalmente sostituito l’eterno (e piuttosto inutile) dibattito sui vaccini nei programmi televisivi in prima serata. Si sperava di poter smettere di parlare di Covid-19, eppure il nuovo argomento e il relativo dibattito stanno alimentando, se possibile, una confusione ancora più dannosa. La guerra in Ucraina e il “pericolo radiazioni” hanno già mostrato le prime conseguenze con l’insensata corsa alle pillole di iodio in farmacia, denunciata da Federfarma. La psicosi e la paura fanno più danni del pericolo reale, specie dopo gli eventi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Sanità Informazione si è rivolta al dottor Fabrizio Banci Buonamici, coordinatore del Comitato di Radioprotezione dell’Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitaria (AIFM), per fare chiarezza su ciò che sta accadendo. Questa «fobia generale allo stato degli atti è completamente ingiustificata», esordisce l’esperto di fronte allo scenario italiano.
L’errore, ci spiega, sta nella convinzione di trovarsi nella stessa situazione del 1986, quando il disastro di Chernobyl trovò l’Europa impreparata. «Oggi non abbiamo a che fare con un tipo di impianto nucleare progettato male, in cui è stato fatto un esperimento che è andato a massimizzare il rischio – spiega Buonamici -. Qui parliamo di impianti differenti e tecnologie diverse, protetti da schermi biologici in cemento e io non credo che i russi siano così pazzi da provare a sfondarne uno».
Nemmeno in un conflitto per danneggiare un nemico? «Sono schermi spessi, servono missili e bisogna volerlo fare. I russi conoscono molto bene questi problemi, perché hanno avuto Chernobyl e perché in passato hanno avuto altri incidenti nucleari rilevanti. Dubito molto che l’esercito russo abbia la minima intenzione di farlo, sanno che ne sarebbero coinvolti in primis loro». Buonamici ritiene quindi molto poco plausibile che sia nei progetti della Russia un attacco pericoloso.
Guardando all’Italia: «Allo stato non vedo alcun rischio per noi – prosegue – siamo molto lontani e non c’è stato nessun danneggiamento delle centrali tale da poter provocare diffusione di radioattività nell’ambiente».
La paura che serpeggia e rimbalza tra tv e cellulari si alimenta anche di ciò che le persone sanno che le radiazioni generano. Alimentati anche dalla recente serie tv “Chernobyl”, che mostra la pelle ustionata e necrotizzata dei pompieri, accorsi a spegnere l’incendio della centrale nucleare a mani nude.
«Questi sono effetti di esposizioni alle radiazioni a livelli molto alti e noi li chiamiamo “deterministici”, cioè sono effetti che si manifestano quando la quantità di radiazioni assorbita supera una certa soglia fissata. Che esistano degli effetti delle radiazioni simili su una persona che vive in Italia lo escludo anche nella peggiore situazione possibile. Effetti di questo tipo – specifica Buonamici – a Chernobyl stesso si sono verificati solo su coloro che sono andati a spegnere l’incendio a mani nude e senza protezioni. È impossibile avere effetti di questo tipo in Italia a seguito di un evento che accada in Ucraina».
D’altro canto, gli effetti delle radiazioni a medio e lungo termine (mutazioni genetiche e cancro) sono vissute con altrettanto terrore. «Questo chiaramente può succedere ma non è così facile come talvolta la narrazione sembra dire. Guardando ai disastri del passato e gli effetti a lungo termine: su Fukushima i dati dicono che non sarà possibile evidenziare decessi aggiuntivi legati alla radioattività, su Chernobyl se si escludono le persone che vivevano lì accanto la stima molto cautelativa dei decessi in UE dall’incidente al 2065 parla in termini estremamente ipotetici di numeri trascurabili». Trascurabili anche considerando che solo in Italia oltre 300mila persone si ammalano di tumore ogni anno.
Uno degli studi che Buonamici cita riguarda un confronto fatto tra circa 35 mila bambini nati da genitori “irraggiati” prima del concepimento nel disastro di Hiroshima e Nagasaki, e altrettanti bambini nati da genitori della stessa zona ma che non avevano subito l’effetto delle radiazioni. «Non hanno trovato nessuna differenza statisticamente significativa in merito alle malformazioni neonatali» spiega il dottore.
Si tratta indubbiamente di effetti temibili e, nel caso in cui ci fosse un rischio l’Italia avrebbe a disposizione un piano di controllo rinnovato meno di un mese fa. Tuttavia, danneggiare una centrale nucleare tanto da creare un danno fino in Italia e ai nostri bambini pare, per Buonamici, una circostanza piuttosto difficile.
Molto più danno possono fare le risoluzioni “fai da te” adottate per paura dell’ignoto. Come è accaduto con le pillole di iodio e con inviti, privi di fondamento, a boicottare certi cibi in favore di altri. Andiamo con ordine con l’esperto.
«La caccia alle pasticche di iodio al momento è non solo inutile, ma dannosa. Inutile perché non c’è iodio radioattivo nell’atmosfera che possa andare nella tiroide dei bambini. Dannosa perché dare iodio in aggiunta a quello che già assumiamo nell’alimentazione rischia di creare effetti negativi proprio a livello della tiroide con possibilità di danni permanenti. Siamo un paese occidentale mediamente ricco, nell’alimentazione che facciamo c’è un livello sufficiente di iodio e assumerne di più senza indicazione delle autorità sanitarie è un gesto sconsiderato».
Sui cibi, Buonamici ci spiega che l’invito ad evitare latte e verdure a foglia larga, che chi era bambino durante Chernobyl ricorda bene, fu molto corretto al tempo. «La nube di Chernobyl portò in Italia grosse quantità di elementi radioattivi che si sono depositati sul terreno e sulla verdura a foglia larga, ma anche nel foraggio. Quest’ultimo, mangiato dalle mucche, ha fatto circolare l’elemento radioattivo escreto con il latte delle mucche. I casi di tumore alla tiroide nei bambini della cittadina accanto a Chernobyl sono stati legati al fatto che non sono stati prontamente allontanati dalla nube radioattiva e non è stato vietato il consumo del latte e delle verdure. I bambini sono stati esposti a iodio radioattivo in quantità molto alte prima che le autorità sovietiche decidessero per l’evacuazione. In questo momento non c’è nulla che possa depositarsi sul suolo italiano».
Buonamici invita tutti alla tranquillità e a fidarsi sia dei piani di cui l’Italia è già dotata, sia del personale sanitario pronto a fronteggiare emergenze del genere. Per ora il nemico da fronteggiare resta l’infodemia, la raccolta di informazioni via social piuttosto che da fonti attendibili. La cui unica conclusione è quella di agitare i cittadini disinformati, come è successo per i vaccini anti-Covid.
Da fisico medico, il dottore ci tiene a rassicurare in generale sui timori da radiazioni. Specie perché a volte questa preoccupazione si riflette anche sulla diffidenza verso alcuni trattamenti medici che le utilizzano e che spesso sono salvavita. «Il mito che le radiazioni siano la cosa più pericolosa del mondo va sfatato. Se guardiamo ciò che è successo dopo i grandi incidenti vediamo che la percezione della pericolosità delle radiazioni è largamente sovrastimata, mentre quella dei vantaggi è sottostimata. Le radiazioni in medicina hanno cambiato il paradigma della diagnosi e della cura in moltissimi settori. Se le radiazioni sono somministrate da personale preparato, ci garantiscono un vero e reale beneficio netto».
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