Sanità 9 Settembre 2014 15:47

Cerco lavoro e trovo anche casa: il medico italiano fa bingo a Londra

La debolezza dell’euro spinge a investire sul mattone sfruttando le rendite che garantisce la sterlina e il boom del settore immobiliare

Cerco lavoro e trovo anche casa: il medico italiano fa bingo a Londra

Medici in fuga dall’Italia… e dall’euro. La molla che spinge tanti giovani (e non solo) a cercare occasioni e riscatto professionale fuori dallo Stivale è la possibilità di poter lavorare in contesti appaganti e gratificanti.

All’estero il sistema sanitario – seppur duro e selettivo –  garantisce l’opportunità di potersi giocare le proprie chance con la meritocrazia a fare da arbitro.
Ma c’è anche altro dietro il dilagante fenomeno di un esodo con cifre già vertiginose e sempre in costante aumento. In Italia si vive e si lavora sempre in bilico, ma con due assolute certezze: le tasse e la debolezza della moneta unica. Proprio per questo non emigra solo chi vuole conquistarsi un camice bianco ma anche chi lo indossa da anni e, dopo aver raccolto i frutti di lunghi studi e pesanti sacrifici, non ha alcuna voglia di farsi risucchiare nella pericolosa spirale dell’economia italiana.

Chi prende il largo dall’euro fa rotta principalmente su Londra, esportando l’investimento più diffuso nel Belpaese: quello sul mattone. A Londra sempre più italiani cercano e trovano casa: solo nell’ultimo anno, con un investimento totale di 300 milioni ed un prezzo medio di 400mila sterline, hanno acquistato 700 unità abitative. Secondo una indagine della società specializzata Beagle Invest si possono ottenere rendimenti bilanciati in media del 4-5% e circa il 35-40% delle transazioni immobiliari viene effettuato da stranieri, per un totale di 7,5 miliardi di sterline investite in un anno. Gli italiani sono nella “Top 3” degli investitori con 436 milioni su 215 proprietà. La solidità della sterlina e la possibilità di ottenere rendite elevate sia dagli investimenti immobiliari sia attraverso l’esercizio dell’attività medica spinge a “prendere casa”(in tutti i sensi) a Londra.

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